Deroga ai vaccini La frenata della Regione
Maroni: «Evitiamo lo scontro». Salta la delibera
I ministri dell’Istruzione e della Salute bocciano la Lombardia sulla proroga di 40 giorni per i genitori dei bambini fino a tre anni che al 10 settembre non abbiano presentato negli asili nido nessun documento sullo stato vaccinale dei figli. E il Pirellone mette in stand-by il provvedimento annunciato per ieri. «Non voglio lo scontro con il governo», spiega il governatore Roberto Maroni che stoppa l’assessore alla Sanità Giulio Gallera. La delibera salta dopo un’animata riunione di giunta.
Stop. I ministri dell’Istruzione e della Salute bacchettano la Lombardia sulla proroga di 40 giorni. Il Pirellone l’ha annunciata per i genitori dei bambini fino a tre anni che al 10 settembre non abbiano presentato alcun documento sullo stato vaccinale dei figli. Ma dopo una lettera di Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin, il provvedimento atteso per ieri viene messo in stand by. «Non voglio lo scontro con il governo — scandisce il governatore Roberto Maroni —. Ho parlato con il ministro Fedeli, ci siamo chiariti. Non c’è conflittualità, vogliamo risolvere il problema con la leale collaborazione tra istituzioni».
Al centro la delibera sui vaccini, promessa nei giorni scorsi dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera, che doveva essere presentata ieri in giunta. La proposta: dopo la scadenza del 10 settembre, concedere 10 giorni di tempo agli asili nido (di competenza regionale) per segnalare i bimbi non in regola. Poi, altre due settimane in cui i genitori sono invitati a un incontro con esperti e ulteriori quindici giorni per portare a termine la vaccinazione. Solo a quel punto i bimbi non in regola sono considerati inammissibili a scuola e non, come da circolare ministeriale, a partire dal 10 settembre. Il ministro all’Istruzione Valeria Fedeli aveva già definito fuorilegge l’idea lombarda, senza giri di parole. E Palazzo Marino, competente per le scuole materne, si era opposto con decisione. Ma la Regione in un primo momento aveva deciso di portare avanti comunque l’iniziativa.
Ieri mattina la lettera arrivata sul tavolo di Maroni frena invece la delibera del dissenso. I ministri specificano che la scelta lombarda non garantisce «il pieno rispetto del dettato legislativo» e creerebbe «disparità di trattamento» tra diverse regioni e tra nidi (sotto l’egida del Pirellone) e scuole materne (comunali). Il rischio è che la mamma di due bambini non in regola con i documenti per le vaccinazioni possa accompagnare il più piccolo al nido, ma sia costretta a tenere a casa il più grande dalla materna. Un paradosso da evitare.
Maroni sembra intenzionato a voler smorzare le polemiche politiche con Roma, anche se ammette: «Riteniamo che non tutte le nostre esigenze per semplificare la vita dei cittadini siano state accolte». Mentre Gallera ribadisce: «Il nostro obiettivo è non lasciare a casa nessuno e convincere i genitori a vaccinare i figli con un lavoro serio e approfondito». Da qui la scelta di affidare ai tecnici della Regione la lettera dei ministri per capire cosa sia più opportuno fare.
La sensazione è che la riunione di giunta di ieri mattina sia stata più animata del previsto.
Tensione anche al confronto all’interno della maggioranza, convocata d’urgenza nel primo pomeriggio. La Lega aveva già attaccato il modus operandi di Gallera (Forza Italia), chiedendo di adottare il modello ligure. E Angelo Capelli (Lombardia Popolare) ricorda che il Consiglio regionale aveva votato già ad aprile per l’obbligo vaccinale come requisito vincolante per l’iscrizione all’asilo nido. La proposta di una deroga sarebbe dunque in controtendenza. C’è da sperare che al più presto arrivi una comunicazione ufficiale sulla strada che il Pirellone intende percorrere. Le famiglie si meritano informazioni chiare e univoche.
Qualunque interpretazione diversa va contro la legge con le conseguenti responsabilità derivanti dalla mancata tutela della salute pubblica