Tra i boschi finlandesi con le note di Sibelius
Il direttore finlandese porta a MiTo l’Orchestra di Santa Cecilia per un viaggio ghiacciato da Sibelius al contemporaneo Rautavaara
«Non so perché a quattro anni iniziai a chiedere di suonare il violino: in famiglia nessuno era musicista o ascoltava musica; ma seppur confusa doveva essere una ragione profonda, altrimenti non avrei insistito per un anno intero: all’inizio papà non voleva, pensava che il giorno dopo avrei chiesto di fare il pompiere e il giorno dopo ancora l’astronauta, ma poi cedette». Fu così che Mikko Franck imboccò la via della musica. Un sentiero che l’ha poi portato sul podio e ora a Roma, dove è stato nominato direttore principale ospite dell’Accademia di Santa Cecilia: è la prima volta che l’orchestra romana, con cui è ospite stasera al festival MiTo, affida a qualcuno questa carica. «Un onore ovviamente, ci siamo incontrati due anni fa ed è scattata subito un’alchimia speciale: ha un suono chiaro, preciso, traspira l’orgoglio dei professori che sanno di far parte di una grande formazione», spiega il 38enne finlandese. «Ma non mi chieda perché ho iniziato a dirigere, non le saprei rispondere neppure su questo. So che a cinque anni, avevo appena preso il violino, già ci pensavo: appena imparai a leggere le note iniziai a comprare le partiture orchestrali, furono i miei libri d’avventura».
A 16 anni incontrò il grande didatta Jorma Panula: «Fu allora che abbandonai il violino, semplicemente perché studiavo di più direzione e non avevo tempo per esercitarmi». Il programma che dirige a MiTo s’intitola «Nord» e declina il tema generale del festival, la Natura, accostando alla quinta sinfonia di Ciajkovskij i compatrioti Sibelius e Rautavaara: «Laghi, boschi, spazi infiniti: noi finlandesi ci siamo immersi e anche la musica non può non esserne influenzata, ma entrambi ci ricordano anche il lato duro, talvolta violento
Paesaggi sonori «Laghi, boschi, spazi infiniti: noi ci siamo immersi e la musica ne è influenzata»
della natura finlandese, che non è solo panorama idillico ma inverno freddo, buio e lungo». «Towards the Horizon» titola il concerto per violoncello del contemporaneo Rautavaara, mentre Sibelius è presente con il manifesto nazionale del Paese, «Finlandia»: «L’ho diretto molte volte, c’è chi lo vorrebbe addirittura come inno nazionale perché rifletteva l’anelito indipendentista del popolo, ma proprio per questo all’inizio fu censurato». Sibelius lo scrisse nel 1899, l’indipendenza arrivò nel 1917: «Siamo una nazione giovane, infatti ciò che mi ha soggiogato venendo a Roma è la storia millenaria che vi si respira e ammira; se devo immergermi nella natura faccio come quest’estate — cinque settimane da camperista nel Sud del Paese — ma se voglio godere dell’arte, dei monumenti e della storia l’Italia è il posto ideale». L’ideale nella musica è invece «il comunicare emozioni, stimolare lo spirito: la musica crea uno spazio e un tempo speciali attorno all’ascoltatore, è lì che possono emergere o chiarirsi tante idee e sensazioni che nella frenesia della quotidianità tacciono o rimangono un confuso sussurro».