Corriere della Sera (Milano)

Il far west del bandito di buona famiglia

A 19 anni terrorizza­va i residenti dello Stadera: «Rapino per la coca». Caccia ai complici

- Di Andrea Galli

«Io faccio rapine per la cocaina». Preso dalla polizia un 19enne incubo della periferia Sud: «colpi» e pestaggi, con gli esordi criminali da giovanissi­mo. Il ragazzo è di buona famiglia. La sorella ha «garantito» per lui e ora l’ha ospitato in casa (è stato messo agli arresti domiciliar­i). Il racconto del baby bandito: «Dormo dove capita. Le armi le nascondo nel cortile». Caccia ai complici, forse minorenni.

Partiamo dalla fine. Non però dalla cattura di questo 19enne, M.A., egiziano e milanese dello Stadera, quanto dalla condanna. C’erano tutti i presuppost­i per spedirlo in galera, pieno com’era di precedenti (spaccio, furto, porto d’armi) e di nuovo ricaduto nel crimine con rapine e botte nella periferia sud. E invece il giovane, ricercato e catturato dai poliziotti del commissari­ato Scalo Romana del vicequesto­re Angelo De Simone, s’è visto assegnare i domiciliar­i, a casa della sorella, maggiore di pochi anni. La famiglia del 19enne è una buona famiglia, di gente integrata e che fatica, e in questa storia «alleata» dello stesso vicequesto­re. Al giudice è parso opportuno concedere un’altra possibilit­à. Quella sorella ha garantito, se l’è preso (ancora) in carico e chissà mai le riesca l’impresa: la cronaca racconta di un caso disperato.

Il 18 settembre, il titolare di un generi alimentari di via Palmieri aveva denunciato in commissari­ato la tentata rapina, subita due giorni prima da una persona travisata e armata di pistola; il volto era sì coperto ma il commercian­te aveva detto, con sicurezza, di sospettare d’un ragazzo del quartiere, noto per i suoi reati commessi anche quand’era minorenne. C’era stato uno scontro, il caricatore dell’arma si era «sfilato» ed era caduto a terra, e a quel punto il bandito era scappato, non prima d’aver ordinato di non consegnare le immagini delle telecamere di videosorve­glianza alla polizia, pena una vendetta violenta. Quello non aveva «ascoltato» e aveva fornito i filmati che mostravano l’azione di un soggetto alto sul metro e settanta, esile, con una felpa e sul viso una sciarpa nera. Gli agenti avevano mostrato al commercian­te l’album fotosegnal­etico e lui s’era detto certo d’aver riconosciu­to proprio M.A.; ma serviva una verifica, anche se la squadra di De Simone il ragazzo lo conosce da un pezzo. Ottenuto il decreto di perquisizi­one, dieci giorni dopo i poliziotti erano andati a casa del ragazzo. C’erano la mamma e la sorella. La prima non aveva affatto provato a difendere il figlio, anzi, e aveva riferito che il 19enne, negli ultimi giorni, aveva dormito spesso fuori, da vagabondo. Quanto alla sorella, aveva chiamato sul telefonino M.A. con tono perentorio, invitandol­o a presentars­i subito. Il giovane aveva obbedito. Con gli investigat­ori, all’inizio aveva provato a imbrogliar­e, ma una volta iniziato a parlare non aveva più terminato. Forse perché era braccato, forse perché non vedeva l’ora di liberarsi. «Della rapina in via Palmieri non so niente... Però vi dico che sono uno dei due autori della rapina la mattina del 26 settembre al bar-tabaccheri­a di Giovanni da Cermenate. Non ero mai entrato prima in quel negozio: mi era stato indicato da alcune persone come obiettivo agevole. Ho trascorso la notte sui Navigli con un amico. Intorno alle sei stavano rientrando e ci siamo passati davanti. Eravamo sotto l’effetto della cocaina. Siamo andati a prendere una pistola che avevo nascosto nel cortile di casa. Sono entrato nel bartabacch­eria e ho puntato la pistola contro il cinese dietro il bancone. C’era un cliente, beveva il caffè. È entrato il mio complice e mentre tenevo sotto tiro il cinese mi sono accorto che suo padre aveva reagito e il mio complice era in difficoltà. Abbiamo avuto una colluttazi­one... Io non dormo più a casa. A volte vado in albergo, a volte dove capita. Le rapine le faccio per non gravare sui miei genitori e perché faccio uso di cocaina. Chi è il complice non ve lo dico » . Sarebbero più complici. Forse anche minorenni. La banda dello Stadera. Una delle bande del quartiere popolare, storicamen­te in affanno, giunta dopo giunta, nella convinzion­e auto-assolutori­a che spesso i problemi sociali siano «solo» un problema di polizia.

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Armato L’irruzione nel bar tabaccheri­a
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 ??  ?? Stadera Da sinistra l’irruzione nel negozio di generi alimentari, e una delle felpe utilizzate per la rapina nel bar tabaccheri­a. Il ragazzo arrestato vive allo Stadera
Stadera Da sinistra l’irruzione nel negozio di generi alimentari, e una delle felpe utilizzate per la rapina nel bar tabaccheri­a. Il ragazzo arrestato vive allo Stadera

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