Corriere della Sera (Milano)

La mia vita per Bukowski una traduzione dopo l’altra

Pavia, nello studio di Simona Viciani traduttric­e dello scrittore americano

- Di Eleonora Lanzetti

Una vita dedicata a Bukowski. Lo cerca per anni in tutti i posti malfamati di San Pedro, poi diventa la traduttric­e ufficiale italiana. Nel suo studio, migliaia di libri e ritratti di famiglia. Simona Viciani, pavese classe 1965, di Charles Bukowski conosce tutto. Anche la moglie, Linda Lee, diventata ormai un’amica con cui chiacchier­are al telefono della fondazione dedicata allo scrittore, di gatti (ne ha nove), e frivolezze. Al liceo, dopo aver letto una poesia di Bukowski, si ritrova a divorare pagine su pagine dello scrittore statuniten­se che la accompagne­rà per molti anni. Una grande scrivania davanti ad una finestra affacciata su Strada Nuova, il corso principale di Pavia: qui nascono le versioni per il pubblico italiano dei romanzi di Bukowski: «Ho tradotto più di 40 opere tra romanzi, racconti e raccolte di poesie — racconta Simona Viciani —. L’ultimo lavoro è l’opera omnia (che esce oggi, ndr), e alla nuova traduzione di “Storie di ordinaria follia”. Bukowski non era solo uno sporcaccio­ne come lo si dipingeva, era un poeta. L’ho cercato per anni, ma non sono mai riuscita ad incontrarl­o». Da studiosa di letteratur­a anglo-amerciana, a 25 anni le si presenta un’occasione unica: un lavoro a Los Angeles come archivista della famiglia del tenore Mario Lanza, a poche miglia dalla casa di Charles Bukowski: «Di mattina lavoravo per catalogare i beni lasciati in eredità da Mario Lanza —ricorda Viciani —, i pomeriggi, invece, li passavo girovagand­o per Palos Verde nella speranza di incontrare il mio scrittore preferito». Ogni giorno Simona si presentava al bancone di Nik, nel bar in cui lo scrittore prendeva il suo caffè e mezzo. «Sono passata davanti alla sua porta centinaia di volte, ma non ho mai avuto il coraggio di bussare».

Ogni sei mesi Simona Viciani faceva ritorno a Pavia. Il 9 marzo 1994 le sue speranze di incontrare lo scrittore si infrangono davanti alla pagina del Corriere della Sera: «Ho aperto il giornale e ho letto il t i to l o : “Mo r to Cha rl e s Bukowski”. Non mi sono persa d’animo, volevo diventare la sua traduttric­e italiana. Non potevo più incontrarl­o, ma sono arrivata alla moglie che mi ha accolta nella sua casa». Di nuovo a Los Angeles entra per l’ennesima volta nel bar di Nik. Seduto ad un tavolino trova un uomo, sta parlando di Hank (soprannome dello scrittore). «Ho scritto il mio numero di telefono e l’ho pregato di portarlo alla moglie di Bukowski». Linda Lee chiama Simona, la fa entrare in casa e le racconta la vita del marito dietro i libri. Insieme organizzan­o l’archivio letterario che poi diventerà la parte principale della Charles Bukowski Foundation. Era giunto il momento di nominare il nuovo traduttore ufficiale di Bukowski per l’editoria italiana. «Mi sono misurata con soli uomini, ma ho fatto meglio di loro. Tradurre non significa riportare solamente parola per parola ciò che è stato scritto in un’altra lingua, ma coglierne il senso profondo. E Charles Bukowski non è solo parolacce, alcol e perversion­i erotiche».

Sono passati più di vent’anni e tante pagine pulp consegnate ai lettori italiani. «Due volte l’anno vado a trovare Linda. Rivedo gli amici di quei tempi — prosegue Simona Viciani —. Promuovo giovani autori in suo nome, presiedo il Premio Letterario Nazionale Bukowski. Ogni anno il bando scade il 9 marzo, data della sua scomparsa. Vogliamo valorizzar­e gli scrittori emergenti che sanno esprimersi in modo chiaro mettendo a nudo i propri sentimenti e sensazioni. Come faceva Hank».

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Milani) Opere Simona Viciani traduttric­e italiana di Bukowski (
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