Corriere della Sera (Milano)

Violentò ragazzina sul pianerotto­lo Indagata la mamma della fidanzata: «Ha mentito per farlo scappare»

L’inchiesta sull’uomo arrestato nelle case Aler di San Siro

- Gianni Santucci

«Forse l’ho visto, ma adesso non riesco a far mente locale». Sembra strana fin da subito, la risposta di quella custode di un palazzo Aler in via Albertinel­li. È la tarda mattinata di giovedì 28 settembre. Il giorno prima, un uomo ha aggredito una bambina di 12 anni mentre rientrava da scuola; i poliziotti della Squadra mobile hanno «tracciato» la fuga del violentato­re (attraverso le telecamere) e sono arrivati al centro dei palazzi popolari a San Siro. Sono convinti che l’uomo viva tra le vie Abbiati, Maratta, Ricciarell­i. E per questo chiedono in strada, domandano se qualcuno lo riconosce dalle foto, o abbia mai visto quella persona che zoppica e indossa un grosso tutore ortopedico sulla gamba sinistra. Gli investigat­ori chiedono alle persone, si concentran­o su chi gestisce i bar, i negozi, i banchi del mercato, e soprattutt­o sui custodi. Ricevono molte indicazion­i utili, segnalazio­ni che portano proprio verso quel palazzo di via Albertinel­li, a pochi metri da piazza Selinunte. E quindi è strano che la custode neghi di conoscere quell’uomo: anche perché, ma questo si scoprirà soltanto qualche ora dopo, Edgar Bianchi, 39 anni, 8 dei quali passati in carcere per una serie di violenze sessuali a Genova, è il fidanzato della figlia. E con la ragazza conviveva proprio in quel palazzo, in un appartamen­to riservato alla custode. La donna oggi è indagata per «favoreggia­mento».

L’elemento chiave che ha fatto aprire questo rivolo di indagine nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Bianchi non è però nelle prime risposte evasive date dalla donna alla polizia. Perché lei stessa, appena ha saputo che suo «genero» era ricercato, lo ha chiamato e gli ha raccontato che la Squadra mobile stava battendo il quartiere palazzo per palazzo. E con quella telefonata lo ha messo nelle condizioni di scappare: non conta dunque che non l’abbia fatto, e che invece, dopo aver contattato l’avvocato Paolo Tosoni, intorno alle 15 Bianchi si sia presentato in Procura dal pm Gianluca Prisco per costituirs­i e confessare la violenza del giorno prima.

Già in quel primo confronto con il magistrato, Bianchi ha negato di aver commesso altre violenze. Ma in questi giorni i poliziotti della Mobile stanno lavorando a ritroso sugli ultimi tre anni (l’uomo è stato liberato nell’autunno 2014), e stanno esaminando almeno una decina di casi di violenze, tentate violenze e molestie che potenzialm­ente potrebbero essere collegate. Tutte con un comportame­nto simile alla sequenza di oltre 20 aggression­i a Genova, tra 2004 e 2006, quando Edgar Bianchi era conosciuto come «il maniaco dell’ascensore».

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