Parcheggi disabili e vie della movida Scatta la linea dura
Parla Ciacci: sosta selvaggia, mille multe al giorno
Linea dura sulla sosta selvaggia, in particolare su quella negli spazi destinati ai disabili, tolleranza zero di fronte alla guida con cellulare e più controlli mirati durante le notti della Movida. Non solo. Più vigili «visibili» in strada — la quota arriva a oltre ottocento agenti — e più pattuglie di notte, collaborazione e integrazione con le altre forze dell’ordine. Marco Ciacci, comandante della polizia municipale dal primo settembre, elenca le priorità e gli obiettivi che intende raggiungere.
Lotta senza quartiere ai prepotenti e ai furbetti della sosta selvaggia, servizi mirati alle notti della movida, più vigili «visibili» in strada e più pattuglie di notte, collaborazione e integrazione con le altre forze dell’ordine e vigili di quartiere come «sentinelle» del territorio. Marco Ciacci, dal primo settembre, è il nuovo comandante della Polizia locale. Laureato in giurisprudenza, nato a Bolzano 46 anni fa, una carriera tutta all’interno della polizia di Stato. Dirigente del Commissariato «Mecenate» e responsabile, dal 2003 al 2017, della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura, Ciacci è entrato in polizia nel 1989 e nel 1995 si è trasferito a Milano.
Comandante Ciacci, il sindaco Giuseppe Sala ha chiesto più «ghisa» in strada. Qual è la situazione?
«Ogni giorno, 7 giorni su 7, ci sono più di 800 agenti in strada. È la media di un giorno normale, senza grandi eventi in corso, altrimenti aumentano. A questi si aggiungono gli 80 agenti in centrale operativa che coordinano gli interventi».
Che obiettivo si dà?
«I cittadini a volte percepiscono una presenza carente e su questo bisogna intervenire. Molti dei nostri servizi sono in borghese, come quelli anti-abusivismo, in difesa delle donne maltrattate, sulle aree verdi, per la sicurezza sul lavoro. Vogliamo dunque anche aumentare le pattuglie visibili sul territorio».
In che modo?
«Da una parte con un’organizzazione più efficiente. Dall’altra, intendiamo utilizzare tutti gli spazi di legge consentiti per assumere nuovi agenti. A dicembre scorso ne sono arrivati 70. È in corso l’assunzione di altre 44 persone, tra agenti e commissari».
La carenza si sente soprattutto nei turni notturni, e in particolare per gli interventi sugli incidenti.
«Vogliamo portare almeno a dieci le pattuglie notturne. Anche perché il decreto Minniti ci assegna piena competenza su incidenti e sicurezza stradale. E per i turni serali stiamo lavorando a dei servizi in borghese nelle aree della movida per il controllo dei locali e dello spaccio».
Molti cittadini, nei quartieri del divertimento, si lamentano più per la sosta selvaggia che per lo spaccio.
«Ne siamo a conoscenza. E infatti stiamo organizzando servizi mirati anche contro la sosta irregolare in quelle zone».
A proposito di sosta selvaggia, quali sono le infrazioni più critiche?
«Parcheggiare in un posto riservato ai disabili, lasciare l’auto sulle strisce pedonali, sui passi carrai, sulle piste ciclabili. Su queste infrazioni mettiamo il nostro massimo impegno. La media oscilla tra le 800 e le 1.200 multe al giorno. Solo ieri, 1.149».
Qual è l’andamento complessivo delle sanzioni?
«Nel primo semestre del 2017 le multe per sosta vietata sono aumentate del 16 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 (da 560 mila, a 625, ndr). Ma c’è un’altra infrazione particolarmente grave che mette a rischio l’incolumità delle persone».
Quale?
«Guidare parlando al cellulare. È la prima causa di incidenti, anche gravi. Per quanto riguarda la prevenzione, vorrei far partire una
campagna di sensibilizzazione nelle scuole, tra i giovani. Per la repressione, è necessario mettere in campo servizi mirati con gli agenti in moto».
Esiste un grande problema di sanzioni non pagate (circa il 40 per cento), con oneri pesanti per il Comune tra spese di spedizione, ricorsi e contenziosi. Come gestirli?
«Un aiuto può arrivare dalla tecnologia. Ad esempio ci sono ancora tante sanzioni che vengono scritte sul blocchetto di carta e questo comporta che a volte alcuni dati, negli uffici, vengano poi inseriti in maniera erronea. I sistemi elettronici potranno aiutarci a eliminare questo tipo di problema». I ricorsi restano però una mole enorme.
«È vero, e a volte non riusciamo a far fronte a tutte le richieste dei giudici di pace e della prefettura. Per questo bisogna cercare di contenere all’origine i possibili motivi di ricorso. Ma contemporaneamente è anche aumentato il numero di chi paga il verbale. Nel primo trimestre del 2017, l’incassato per le soste vietate è stato di 8 milioni e 635 mila euro, contro i 6 mi- lioni e 745 mila euro dello scorso anno. È aumentato il numero delle multe, ma anche di chi paga nei tempi dovuti. Il motivo? La possibilità di pagare di meno nei primi cinque giorni. Anche in questo caso, in futuro, la tecnologia potrebbe aiutarci a rendere più semplici i pagamenti».
L’esperimento poliziotto e carabiniere di quartiere è di fatto fallito. La vostra esperienza in passato è stata poco efficace. Perché il nuovo «vigile di quartiere» dovrebbe funzionare?
«In parte si tratta di finalità differenti. Polizia e carabinieri hanno comunque un approccio più orientato alla prevenzione/repressione del reato e alla visibilità. La nostra esigenza è invece quella di controllare la città, verificare a chi sono in mano i negozi (se ai gestori o se a dei prestanome), sapere quello che succede nei condomini. Il nostro scopo è la conoscenza capillare della città. Assomiglia un po’ al compito del carabiniere in un paese di provincia, con un’attività informativa quotidiana. È un obbiettivo primario, intrinseco alla missione della Polizia locale».
Per ora il progetto è limitato solo ad alcuni quartieri.
«Ci stiamo impegnando per estendere le zone, ma l’importante adesso è consolidare la nostra presenza dove già siamo. Sono fiducioso che il progetto possa estendersi. Non mi aspetto un risultato immediato, ma sicuramente una grande mole di conoscenze utili non solo a noi, ma anche alle altre forze dell’ordine e ad altri settori del Comune. I vigili di quartiere sono delle sentinelle».
Sul tema dell’antiterrorismo, come può contribuire la Polizia locale?
«Un migliore controllo del territorio, in generale, può dare un aiuto. Poi ci sono le tecnologie. Oggi abbiamo molte telecamere, ma tutte quelle che sostituiremo o monteremo in futuro saranno di qualità superiore. Anche per “leggere” in automatico alcune situazioni di rischio. E poi c’è l’integrazione con i sistemi dei privati, è quella la vera forza: stiamo lavorando a una mappatura della videosorveglianza “non pubblica”, e per tutti i nuovi impianti l’obiettivo è creare una compatibilità con il nostro sistema. Gli elementi chiave, di fronte a una massa così notevole di strumenti, sono la logica e la sapienza nell’uso».