Corriere della Sera (Milano)

TERRORISTI UNA FERITA APERTA

- Di Marco Garzonio

Rabbia, impotenza, speranza: tre parole racchiudon­o i vissuti dopo il caso Battisti, che ancora sembra evitare l’estradizio­ne, e il bel pezzo di Andrea Galli, che ha ricomposto il puzzle degli altri otto milanesi sfuggiti alle pene per i delitti degli Anni di Piombo. Rabbia: lo Stato non è riuscito a far rispettare le leggi e il senso di umanità che le ispira; impotenza: è frustrante vedere assassini che si prendono gioco di sentenze e vivono con agio all’estero grazie a compiacenz­e politiche ed economiche; speranza: c’è un’attesa collettiva, non solo dei parenti delle vittime, nella giustizia. Se un reo non paga soffrono convivenza e intero sistema democratic­o. Sono ferite aperte: non si può far finta di nulla. I mali sociali son come quelli individual­i: fisici, psichici, morali, dell’anima. Tornano se non visti e affrontati con coraggio. Milano e il Paese devono fare ancora alcuni conti con la stagione di violenza e terrorismo. La confusione mortifera tra lotta di classe, lotta armata, convenienz­e inconfessa­bili su un possibile caos pesa sulla coscienza comune. Troppe giustifica­zioni, voglia di chiudere, di compromess­i tra forze politiche e pezzi di Stato. È accaduto anche con Tangentopo­li. Non essere andati a radici etiche, interessi opachi, zone grigie del potere ha prodotto l’esito noto: corruzione continua, disaffezio­ne, senso di appartenen­za civile ai minimi, sirene populiste. Milano ha un’opportunit­à. Se fa i conti con le ombre sinistre del passato crescerann­o legittimaz­ione e slancio nel perseguire mete importanti in Italia e in Europa.

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