Tata e spese per il neonato: partono le prime 900 «bebè card»
Madri in difficoltà, da Palazzo Marino 150 euro al mese sulle tessere prepagate. Stanziati 7,5 milioni
«Da Milano arriva la prima carta prepagata per le neomamme in Italia». Dopo una lunga attesa, la «bebè card», pezzo forte del reddito di maternità di Palazzo Marino, è pronta. Di colore arancione, con microchip, la tessera sarà caricata ogni mese con 150 euro per un anno. Potrà essere usata per acquistare prodotti e servizi per la famiglia. «È una scommessa innovativa di questa amministrazione — commenta l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino — per una politica lungimirante sul piano del welfare che affronta il tema delle nuove famiglie e del loro sostegno».
La fase d’incubazione non è stata breve. Il primo annuncio risale a un anno fa: a luglio 2016 l’allora nuova giunta debutta al Giambellino, e illustra la novità. A settembre di quell’anno, la misura muove i primi passi in forma sperimentale: in attesa della card, s’inizia con i classici voucher. La delibera (e la gara per individuare il gestore del servizio) risale invece ad aprile scorso. Ora, l’ultimo passaggio, in collaborazione con Welfare Company, società vincitrice del bando, è l’invio a casa della tesserina da usare per comprare prodotti per la cura del bambino nei 120 tra negozi per la prima infanzia, farmacie e supermercati che hanno aderito, e per tutta una serie di servizi per la famiglia (da tate, a badanti, colf e consulenze psicologiche) elencati e offerti online sul sito WeMi. L’uso della «bebè card» sarà tracciabile e rendicontato «per garantire la massima trasparenza».
Ma a chi è destinata? A mamme residenti a Milano che hanno avuto un bambino (anche in adozione) dall’aprile scorso. La richiesta va presentata ai Caf convenzionati entro sei mesi dalla nascita del figlio. Tra i requisiti: la cittadinanza italiana o di un paese europeo, altrimenti lo status di rifugiato e il permesso di soggiorno; essere casalinga o disoccupata; non superare un Isee familiare di 17 mila euro. Qualche esempio concreto: nucleo di quattro componenti di cui due minori, casa in affitto a mille euro al mese, reddito complessivo di 53 mila euro e non più di 5 mila in banca; oppure, sempre famiglia di quattro persone, casa di proprietà (con valore Imu di 84 mila), mutuo residuo di 50 mila euro, reddito totale di 45 mila. Altre ipotesi: tre componenti, casa, mutuo residuo di 50 mila euro e 40 mila di reddito; o mamma, papà e figlio, affitto di mille euro mensili, reddito da 45 mila euro.
A ottenere il contributo da 1.800 euro complessivi saranno 900 nuclei familiari quest’anno, 1.600 l’anno per i prossimi due anni. Palazzo Marino ha destinato in totale 7,5 milioni di euro per il triennio.