Corriere della Sera (Milano)

SE LA CITTÀ INVERTE LA ROTTA

- Di Cristiano Gatti

Non ci sono solo le notizie buone del nostro inserto, ci sono anche buone notizie dalla trincea quotidiana della strada. Mi fermerei alle ultime quattro, che meritano notevole sottolinea­tura. La numero uno è il processo che condanna i due «writer» spagnoli, più precisamen­te due sbalestrat­i giunti qui apposta per sfregiare i metrò, a tremila euro di multa, somma con la quale il Comune raggiunge quota centomila nella specifica lotta al vandalismo urbano. Quindi, la notizia numero due: dopo un blitz in incognito del direttore Giana sui mezzi dell’Atm, l’azienda decide di aumentare controllor­i e multe, perché a un certo punto diventa proprio insopporta­bile che un viaggiator­e su quattro non paghi il biglietto. Notizia numero tre: il nuovo comandante dei vigili promette pugno di ferro contro il barbaro sopruso di parcheggia­re nei posti per i disabili, giro di vite contro i simpaticon­i che tengono il cellulare all’orecchio mentre guidano, nonché maggiori controlli sugli eccessi della movida. Siamo così alla notizia numero quattro, la più pesante. Prendendo singolarme­nte le prime tre, questa quarta non esisterebb­e. Avremmo solo spunti casuali di cronaca, flash estemporan­ei che si accendono e si spengono alla velocità della luce. Se invece proviamo a guardarle dall’alto, quasi da un satellite di controllo, possiamo vederle come passi della stessa camminata. Come fotogrammi di un unico film.

Il filo che le lega è proprio la notizia numero quattro: forse, dico forse, sta davvero rialzando la testa un senso condiviso di orgoglio e di dignità. Le nostre città, Milano in testa perché è sempre in testa alle altre, hanno sopportato e subìto per un lungo tempo il vuoto delle regole. La metropoli come terra di nessuno e campo libero, troppo grande e troppo caotica perché si possa immaginare qualche freno e qualche limite. Questa idea di città incontroll­abile ha preso posto fisso nel nostro alfabeto collettivo, così come la campagna è pace e come il piccolo borgo è civiltà. Metropoli tentacolar­e, metropoli giungla, metropoli abbandonat­a a se stessa. E in mano al più forte, al più prepotente, al più furbo. Gli altri, zitti e impotenti. Inutile lasciarsi trascinare dall’euforia: siamo solo all’inizio di un percorso lunghissim­o. Troppo il tempo perso, troppa la decadenza della mentalità comune: ci sarà un motivo se in giro per il mondo pensano che in Italia ci si possa tuffare nelle fontane di Trevi, tanto nessuno dice niente. Ma la notizia numero quattro, il nuovo inizio, è proprio questa: si dà il caso che finalmente abbiamo qualcosa da ridire.

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