«Dolly», l’anima del Piccolo Teatro
Dolores Redaelli, per tutti gli amici e teatranti Dolly, è mancata giovedì sera dopo l’incubo di una malattia tenuta segreta. Era del ’39 ma sembrava una ragazza, altro che il Ritratto di Dorian Gray.
Fu per 45 anni un pilastro del Piccolo Teatro dove entrò giovanissima, 1964, assunta da Grassi, dopo un’esperienza alla Camera del Lavoro. Si è adoperata appassionandosi a ogni singola recita di ogni spettacolo per il successo del teatro e degli artisti, nei momenti d’oro e in quelli opachi, facendo delle pubbliche relazioni e dell’ufficio stampa, con la costanza della ragione e una forte ma non indifferenziata simpatia, un lavoro molto più sincero e concreto del consueto. Di Vimercate e di convinzioni militanti radicate a sinistra, di recente non sapeva più bene come e dove usarle, ma la Milano dagli anni 60 ha imparato a conoscerla e amarla. Così come lei amava il teatro, la musica (amici del cuore Dalla, Morandi, Casale) e il cinema. Per anni la sua dedizione al lavoro si chiamò Giorgio Strehler (e poi certo Escobar e Ronconi...), ma un altro Giorgio l’aveva conquistata: Gaber. Ha seguito il suo lavoro, con una passione e una conoscenza unici, diffondendolo dopo la sua scomparsa, colonna con Dalia Gaber e Paolo Dal Bon, della Fondazione Gaber. Qui ha lavorato negli ultimi anni organizzando ogni attività riguardasse il «suo» Giorgio, dal Festival di Viareggio a Milano per Gaber; e incontri in scuole, dibattiti, recital, facendo entrare il signor G., anche con altri attori, nel tessuto connettivo della società e della cultura, dentro nella vita quotidiana di ciascuno.