«Milano ha già la sua autonomia»
Sala: ecco perché hanno partecipato in pochi. Maroni avvia l’iter per trattare con Roma
Si è votato pochissimo: il 26,4 per cento in città e il 31 per cento nell’area metropolitana. «Milano l’autonomia se l’è già presa», commenta il sindaco Beppe Sala: «L’affluenza non è stata comunque quella attesa. L’astensionismo? Lo trovo significativo e un po’ lo capisco». Roberto Maroni intanto risponde alle critiche e avvia l’iter per l’autonomia.
Alla fine, ma molto alla fine, i risultati definitivi del voto sul referendum sono arrivati. L’affluenza è stata del 38,3 per cento. Hanno votato 3.022.101 lombardi. I sì hanno raggiunto il 95,29 per cento, i no si sono fermati al 3,95. Il resto scheda bianca. E oggi, con la relazione del governatore, Roberto Maroni in Consiglio regionale parte l’iter che porterà nel giro di due settimane alla risoluzione necessaria per trattare con il governo e individuare le materie su cui la Lombardia chiede maggiore autonomia. A differenza del Veneto che vuole uno statuto speciale per la regione, la Lombardia si atterrà al quesito posto agli elettori chiedendo competenze su 23 materie e risorse per dimezzare il residuo fiscale. Intanto, il presidente della Lombardia continua nella formazione della squadra che lo dovrà accompagnare a Roma. Oltre a Piero Bassetti ci sarà anche Cristina Messa, rettore della Bicocca.
Ma Maroni insiste anche su un altro punto. Nonostante i problemi tecnici riscontrati nella fase di scrutinio, il governatore ribadisce che il voto elettronico potrebbe essere usato anche nelle prossime politiche e regionali: «Abbiamo fatto un miracolo! Chi parla di flop è solo un rosicone» scrive sul suo profilo Facebook. Chi parla di flop, non solo tecnico, in questo caso è il Pd con il segretario regionale, Alessandro Alfieri: «Maroni deve chiedere scusa per i disservizi sul voto. E poi se paragoniamo il risultato lombardo a quello del Veneto, 20 punti di distacco ci fanno dire senza tema di smentita che è stato un flop per Maroni, che aveva chiesto il plebiscito». Immediata la replica del governatore: «Non mi devo scusare con nessuno , semmai lo deve fare chi nei giorni del silenzio elettorale ha parlato a sproposito e invitato a non votare: il Pd si guardi in casa sua». Chiaro riferimento al ministro Martina.
Intervengono anche i sindaci Pd del sì, tra cui Beppe Sala e Giorgio Gori, che da una parte chiedono l’avvio di «un percorso serio di coinvolgimento», dall’altra che il voto lombardo è «un pareggio che non toglie e non aggiunge, da cui l’istanza autonomista non esce certo rafforzata e il clamoroso flop del voto elettronico, getta un’ombra pesante sulle pretese di una Regione che si dimostra in questo passaggio tutt’altro che efficiente».