La chitarra di Mike Stern miscela per «JazzMi» suoni fusion e grinta rock
Festival
Mike Stern lo riconosci subito. Ha un sound praticamente unico, ricco di riverbero, effetto «chorus», e una delicatezza quasi neoclassica, che scaturisce dalla sua inseparabile Telecaster stramodificata. Quasi coetaneo e allievo di Pat Metheny al celebre Berklee College of Music, il chitarrista bostoniano ha fatto la gavetta, anche con problemi di tossicodipendenza, suonando con Jaco Pastorius nei funkeggianti «Blood Sweat and Tears», e con il Miles Davis del rientro sulle scene nei primi anni 80.
Questo precursore della sei corde-fusion, nominato chitarrista dell’anno da Guitar Player nel 1993 grazie alla sua creatività libera, alla sua proprietà di fraseggio, all’interplay jazzistico con la grinta del rock, è di scena stasera e domani al Blue Note (via Borsieri 37, ore 21 e 23, e 45/30), accompagnato da un band all star che avrà il batterista Dave Weckl come special guest, con Tom Kennedy al basso e Bob Malach al sax.
Altri due attesi protagonisti odierni della rassegna JazzMi si chiamano Binker Golding e Moses Boyd. Sassofono il primo, batteria il secondo. O semplicemente Binker & Moses. Negli ultimi due anni hanno fatto man bassa di premi e riconoscimenti: niente male per un duo di musicisti londinesi appena trentenni che stasera sono di scena al Santeria Social Club (v.le Toscana 31, ore 21, e 15) con «Journey to the Mountain of Forever», disco jazz dalle atmosfere tribali che mischia funk, hip hop, folk e new age, ritmi dell’Asia centrale islamica e il grime. Alla Triennale si esibisce invece il sassofonista californiano Donny McCaslin (v.le Alemagna 6, ore 21, e 20/25), tre volte candidato ai Grammy Award e collaboratore di David Bowie nel suo disco- testamento «Blackstar». Proprio al «Duca bianco» ha dedicato il suo ultimo album «Beyond Now».