La Guerra di Ambra «Io come Kathleen Turner»
«Quando il mio ex Francesco Renga è venuto a teatro gli ho detto: hai visto cosa hai rischiato?»
«Siamo tutti diabolici all’inizio e alla fine di una relazione», commenta saggiamente Ambra Angiolini. «All’inizio “lucidiamo l’argenteria” per riuscire a sedurre. Alla fine diamo il peggio per distruggere tutto. Quando il mio ex, Francesco Renga, è venuto alla prima gli ho detto: hai visto cosa hai rischiato?». È la vita, quella di molte coppie giunte al capolinea. Colpisce nel segno «La guerra dei Roses» di Warren Adler. Tutto molto realistico, almeno come spunto di partenza, anche se poi portato all’estremo e al grottesco. Una commedia nera quella che Adler ricavò da un suo romanzo del 1981, che divenne film di culto nel 1989, dove Kathleen Turner e Michael Douglas, diretti da Danny De Vito, si scannavano appassionatamente dopo aver parcheggiato la prole al college. Lei era la bella Barbara, moglie apparentemente remissiva e un po’ in ombra dell’avvocato in carriera Jonathan (Douglas), tronfio dei suoi successi, dei soldi guadagnati e degli status symbol acquisiti. In primis la splendida e super accessoriata magione in cui si sono da poco trasferiti e che diventa il campo di battaglia della loro guerra privata.
Una guerra, in scena al Teatro Manzoni da questa sera, che sta spopolando nei suoi primi mesi di tournée. Protagonisti Ambra Angiolini, nel ruolo di Barbara, e Matteo Cremon, in quello di Jonathan, affiancati dai rispettispiega, vi e cinici avvocati divorzisti interpretati da Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana. A dirigerli Filippo Dini, ottimo attore e regista in ascesa, che, pur senza rinunciare all’amara comicità del testo, ha voluto andare oltre il gioco superficiale dei dispetti tra marito e moglie perché, «Adler ci pone davanti a una delle più potenti e straordinarie deflagrazioni umane: la separazione di un uomo e di una donna che hanno condiviso un grande amore. Non a caso il titolo la paragona a una guerra, a una delle più sanguinarie guerre della storia inglese, nata “in casa” appunto, tra due rami della stessa famiglia, la Guerra delle due rose». Causa scatenante, tra i coniugi Rose, è che a Barbara va ormai stretto il ruolo di «moglie perfetta» e rivendica spazi a cui per troppo tempo aveva rinunciato per amore di lui, come per esempio riavviare la sua attività di catering. Jonathan si sente improvvisamente perso e a disagio. Cominciano le incomprensioni, destinate a un crescendo di reciproche cattiverie. «È come se Barbara e Jonathan avessero vissuto per molto tempo in gabbie affiancate ma non comunicanti», conclude Ambra. «La casa diventa l’oggetto del contendere, nessuno dei due se ne vuole andare. E la scena di Laura Benzi, che quella casa rappresenta, segue il percorso emotivo dei protagonisti, cambiando nel corso dello spettacolo. Difficile da praticare per noi, è tutta in pendenza, un po’ sghemba, come la storia che andiamo a raccontare, terribile e senza happy end, dove certo si ride, ma sono risate liberatorie per esorcizzare un grande dolore».