Colpo con 9 ostaggi E in Montenapo sventata la rapina
Terrore a Seregno. Presi i ladri dell’Accademia
Progettavano di assaltare l’orologeria Rolex di via Monte Napoleone i quattro romeni arrestati nei giorni scorsi dalla polizia. Gli agenti li hanno fermati mentre cercavano di rapinare un’altra orologeria, vicino a via Torino. Si tratta di quattro appartenenti all’Accademia dei ladri, l’organizzazione romena esperta in colpi milionari in tutta Europa. E lunedì a Seregno i carabinieri hanno bloccato tre rapinatori saliti in trasferta da Foggia. Avevano colpito in una società e tenuto in ostaggio per ore nove persone.
Hanno agito da professionisti: calmi, freddi, senza mai alzare la voce. A «tradirli» è stato il mezzo scelto per la breve fuga dalla sede della cooperativa «Congusto» di Seregno, dove hanno atteso e rapinato, uno per uno, i nove soci che lunedì mattina si sono presentati per fare dei versamenti in contanti, tenendoli in ostaggio per quasi tre ore assieme alle tre impiegate in servizio, fino al covo di due componenti della banda. Il mezzo, dicevamo: un furgone bianco rubato, già notato di passaggio a Muggiò prima ancora che venisse diramato l’allarme della rapina. Elemento decisivo per mettere le manette ai polsi dei fratelli Gennaro e Luigi Zea, 61 e 58 anni, originari di Cerignola, ma con base a Lissone, e il pescarese Luigi Quattrocchi, 58enne residente a Cinisello Balsamo. Tre delinquenti di lungo corso (Luigi Zea è stato coinvolto nell’omicidio di una guardia giurata nei primi anni 2000), arrestati grazie alla sinergia tra i carabinieri di Seregno e quelli di Desio, impegnati in prima linea nel controllo del loro territorio. Eppure, per i tre rapinatori, quello alla coop sembrava un colpo ampiamente alla «portata», visto il curriculum criminale. L’obiettivo non è sorvegliato da particolari misure di sicurezza e la soffiata era giusta. Lunedì, all’ufficio di via Bevera 12 a Seregno, erano attesi alcuni commercianti brianzoli, soprattutto imprenditori titolari di catene di ristoranti in provincia
Il furgone bianco A tradire i pregiudicati sessantenni il mezzo utilizzato per il colpo, localizzato dall’Arma
di Monza, con le tasche piene di contanti. Sembra, a quanto riferito, per il pagamento di «consulenze contabili» (la Procura di Monza potrebbe approfondire questo aspetto). La banda è entrata in azione verso le otto col volto coperto. Armi in pugno, che si sarebbero rivelate finte, hanno tenuto sotto tiro le impiegate, costrette a rimanere ai propri posti come se nulla fosse. I balordi hanno atteso l’arrivo delle vittime, spogliate dei propri averi, legate a polsi e caviglie con delle fascette di plastica e chiuse in uno sgabuzzino. Uomini da una parte, donne dall’altra. Verso le 11 i banditi se ne sono andati con 41 mila euro e si sono nascosti a casa degli Zea, nel vicino comune di Lissone. La prontezza dei carabinieri delle due compagnie ha «rovinato» i piani. Nella stessa giornata, i tre avevano già le manette ai polsi.
Il mezzo per la fuga è stato subito trovato in un cortile. Le telecamere della zona inquadravano l’auto di uno degli Zea, che si spostava proprio nelle vicinanze. Nei confronti dei tre banditi, il sostituto procuratore monzese Flaminio Forieri ipotizza i reati di sequestro di persona, rapina, e ricettazione del furgone rubato, all’interno del quale è stato trovato uno storditore elettrico. Sembra che, al momento dell’irruzione dei carabinieri, stessero discutendo su come spartirsi il bottino. Le cronache sono piene delle gesta dei tre malavitosi. Lugi Zea, nel 2002, partecipò ad una rapina al mercato ittico di Milano in cui perse una vita un vigilante che aveva tentato di reagire, finendo però ucciso da un colpo sparato dai malviventi con la sua pistola d’ordinanza.