Corriere della Sera (Milano)

Torna il Drali signore della bici

A 89 anni, il meccanico rialza la saracinesc­a Venderà modelli vintage «Dall’amarino alcolico ai dialoghi in milanese, qui non solo due ruote»

- Di Livia Grossi

Alla vigilia delle 89 primavere, Giuseppe Drali rialza la saracinesc­a della sua officina di biciclette allo Stadera (che diventerà anche negozio di modelli vintage), a pochi passi dalla sua storica bottega.

«La bicicletta è tutta la mia vita e allora avanti, si pedala! L’89esimo compleanno lo festeggio nel nuovo negozio, vi aspetto per un amarino, “il disinfetta­nte” come lo chiamo io». «Il Drali», rigorosame­nte con l’articolo davanti, è molto di più di un meccanico di bici, è un vero maestro artigiano, innamorato del suo mestiere e della città in cui è nato (ma lei, cara, la capis el milanes?). Un campione non solo nel costruire a mano telai per biciclette da corsa (nel 1925 l’officina di suo padre era concession­aria della Bianchi, e il telaista di Fausto Coppi era di casa) ma anche un uomo appassiona­to e curioso che dopo aver passato 40 anni in tuta blu nella sua storica bottega di via Agilulfo, ora, da vero fuoriclass­e, dà un colpo di pedale e punta a un altro traguardo. L’11 novembre inaugura la sua nuova «casa» in via Nicola Palmieri 25, sempre allo Stadera, un’avventura che Giuseppe Drali, «il Beppino», Cavaliere del Lavoro a 84 anni, condivide con Alessandro, il suo giovane aiutante, e tre soci, «abbiamo avuto la fortuna di trovare quello che cercavamo a due passi dalla vecchia bottega» dice subito Andrea: «Qui c’è lo spazio per unire le due attività, l’officina meccanica e il negozio. Ora su un telaio originale Drali si potranno mettere anche i componenti più moderni».

Proiettars­i nel futuro mantenendo la qualità delle origini dunque, stessa filosofia per abbigliame­nto e accessori, tutto doc, «abbiamo selle, scarpe, borse, zaini, ma anche maglie che riprendono la grafica originale d’epoca»; la linea vintage anni 50-70 porta il nome del Drali: «Dopo che la Marisa, “la matita” se n’è andata, 62 anni di matrimonio, pensavo di tirare giù la claire, invece eccomi qui, al posto di portare il mio nome a Musocco, meglio metterlo sulle maglie e i cappellini da ciclista!».

Un’idea che piace a tutti, dai nuovi abitanti del quartiere Stadera, indiani, cinesi e Nord africani, ai clienti più fedeli che qui trovano la stessa atmosfera di sempre, «ogni giorno passa l’Eugenia, un’arzilla signora di 90 anni, ma anche il Vismara, storico vicino di casa che viene a leggere il giornale e a portare il pane al Drali — spiega Andrea — poi ci sono gli affezionat­i del “disinfetta­nte”, un paio di amici che si presentano all’ora dell’aperitivo, ma c’è anche chi viene per un consiglio, per un bullone su misura o una camera d’aria a credito, insomma si cerca di venire incontro a tutti».

Mentre si chiacchier­a entra un ragazzo maghrebino che va dritto dal Drali. I due sembrano intendersi senza problemi, anche se il Beppino — ovviamente — sta parlando nell’unica lingua che lo fa sentire a suo agio: il milanese.

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