Milano vista dal tram Le 17 linee sono anime metropolitane raccontate con un clic
Il progetto itinerante di una giovane fotografa
Dal centro alla periferia, scattando ritratti a bordo dei tram. Un progetto fotografico nato quasi per caso che è diventato una mostra itinerante, da oggi alla Biblioteca Gallaratese. «Le 17 linee dei tram corrispondono alle anime di Milano: ciascuna richiama volti, atmosfere, consuetudini», dice l’autrice delle immagini Marianna Quartuccio.
Dal centro alla periferia, dalla periferia al centro. Tutto a bordo dei tram, scattando ritratti a sorpresa, tra una fermata e l’altra. Dentro all’obiettivo di Marianna Quartuccio, 37 anni, consulente informatica e fotografa emergente, ci sta un po’ tutto. Anziani, giovani, coppie. Persone in viaggio, con la città in sottofondo. La sua mostra «Milano vista da un tram» inaugura oggi l’ultima tappa alla biblioteca Gallaratese: «È diventata, a sorpresa, una esposizione itinerante. Abbiamo cominciato a giugno all’Urban Center, in Duomo. Man mano però tutti i Municipi davano il patrocinio, trovando luoghi dove esporre», racconta Marianna. «Ho attraversato la città prima in tram, e poi con le mie foto. Scegliendo i mezzi pubblici perché sono trasversali, collettivi. E io vorrei che anche il mio lavoro fosse considerato inclusivo e in qualche modo democratico». Centinaia di visitatori hanno visto quelle immagini in bianco e nero. Le pagine Facebook e Instagram della mostra si sono arricchite di migliaia di follower.
«Le 17 linee dei tram corrispondono alle anime di Milano; ciascuna richiama volti, abitudini e atmosfere», considera l’autrice. Molti scatti sono presi sul 14, dal Lorenteggio al Cimitero Maggiore, e sul 9, da Porta Genova alla Centrale. Ma il progetto è nato sul 19 e sul 2, in viaggio da Negrelli a Piazza Bausan. «Avevo passato l’agosto a fotografare piccioni, visto che ero rimasta a Milano a lavorare. Passavo tutto il tempo libero dietro l’obiettivo», racconta Marianna. «Amici e co- noscenti, vedendo le immagini, mi hanno incoraggiato. L’esercizio della fotografia ha anche cambiato il mio sguardo: osservo ciò che mi circonda, e soprattutto le persone, con molta più cura».
Un uomo di colore che guarda fuori dal finestrino, i viaggiatori presi da cuffie e telefonini. E ancora, due fidanzati che un po’ ridono sotto i baffi: «Poco lontano c’erano due anziani, la moglie aveva appena finito di bacchettare l’uomo e lui, rivolgendosi al ragazzo, l’aveva apostrofato: “La situazione col tempo non migliora ma peggiora. Osserva noi e decidi il da farsi”, ricorda Marianna. Lei ha fotografato l’attimo giusto, l’espressione dei giovani. In un altro scatto c’è l’Arco della pace dal finestrino del tram 1: «Erano le 6.30 di mattina, c’era una luce bellissima. Stavo andando in ospedale dove stava nascendo Laura, la figlia dei miei amici più cari». Tutte le immagini sono in bianco e nero. «È una scelta d’istinto e insieme di stile», spiega la fotografa. «Il bianco e nero fa da filo conduttore; permette di raccontare una storia unica, annulla tutte le diversità: è come se fermasse il tempo».