Frodi fiscali e riciclaggio in Brianza per pagare i calciatori del Foggia
L’inchiesta nata a Varese, sequestrati 8,2 milioni. Indagato vicepresidente del club
Le cifre sono enormi e il giro criminale altrettanto stupefacente. E pensare che è nato tutto, lo scorso anno, da una soffiata a Varese, uno spunto che la Guardia di finanza della città lombarda ha portato fino alla Direzione distrettuale antimafia di Milano: ora si è arrivati a un maxi sequestro di 8,2 milioni di euro, nei confronti di un commercialista di Foggia, accusato di praticare l’autoriciclaggio e favorire la bancarotta fraudolenta. E che commercialista: Ruggiero Massimo Curci, vicepresidente onorario del Foggia Calcio, società di Serie B, del quale il Curci era indirettamente, fino al maggio 2017, socio al 50% e vicepresidente operativo.
Non saranno contenti gli appassionati tifosi della squadra rossonera pugliese, ma l’accusa è di aver pagato in nero anche due allenatori e nove calciatori per 233 mila euro. Il giro foggiano dell’inchiesta «Security», coordinata dai pm Ilda Bocassini e Paolo Storari della Direzione distrettuale antimafia di Milano (con anche la squadra mobile di Milano) riguarda proprio una serie di soggetti pugliesi che si erano messi a disposizione di un clan siciliano, per aiutarlo a compiere operazioni di evasione fiscale e riciclaggio. In particolare, lo scorso maggio, furono emesse 15 ordinanza dì custodia cautelare, firmate dal gip Giulio Fanales per associazione a delinquere, favoreggiamento e corruzione. I pm seguirono una serie di complessi passaggi di denaro, ma il fine ultimo era questo: «I soldi raccolti a Milano venivano consegnati alla famiglia Laudani, ritenuta il braccio armato di Nitto Santapaola», aveva spiegato il procuratore aggiunto Ilda Bocassini. La presunta associazione per delinquere avrebbe dunque funzionato «da serbatoio finanziario del clan».
Tra gli indagati, cinque imprenditori di origine siciliana, da anni residenti al Nord, avevano creato consorzi di cooperative nel settore della logistica e della vigilanza privata, alle quali la Lidl Italia aveva appaltato commesse per alcuni punti vendita, e che avevano vinto gare per gestire la sicurezza anche del tribunale di Milano. Nel frattempo il commissariamento a fini investigativi che aveva coinvolto Lidl è terminato (la società ha cooperato pienamente alle indagini). A luglio erano giunti altre sette arresti per fatture false ed evasione fiscale. Il gruppo pugliese faceva capo al pluripregiudicato cerignolese Antonio Saracino: il commercialista foggiano avrebbe inoltre ricevuto almeno 600mila euro di compensi illeciti. In una banca a Secondigliano (Napoli) venivano poi fatte confluire provviste di denaro derivanti da fatture per operazioni inesistenti. Al commercialista sono stati già sequestrati 4,9 milioni di euro e auto di grossa cilindrata.