IL TRASLOCO DA CITTÀ STUDI E LO SPETTRO DEI GUSCI VOTI
Caro Schiavi, trecento in strada per dire «no» allo svuotamento di Città Studi: alcuni residenti protestano perché temono la desertificazione del loro quartiere in caso di trasloco delle facoltà universitarie nell’area ex Expo. Trovo strana questa dimostrazione di senso di appartenenza, di amore per il luogo ove si vive, in un quartiere dove lo studente che scende alla Stazione di Lambrate percorre vie con case orribilmente sporche, con migliaia di scritte... Perché questi cittadini che protestano per il proprio quartiere non hanno mai protestato con un corteo chiedendo soluzioni per abbattere la piaga dei vandalismi? Perché non puliscono i muri? Forse perché piano piano questi cittadini si sono abituati, rassegnandosi a vivere in un luogo sporco? Eppure è proprio questo degrado la prima cosa che si nota a Città Studi. Il decoro ambientale è importante, anche per evitare ulteriori comportamenti sociali negativi. I giovani che arrivano a Lambrate per studiare, non devono pensare che, tanto, non si può far niente contro chi sporca Milano.
Scrivo in merito al progetto di trasferimento dalla Città Studi all’area Expo di alcuni dei dipartimenti scientifici dell’Università di Milano. Prima di tutto osservo che, anziché spostarsi in blocco a Rho-Pero, i dipartimenti avrebbero potuto estendersi nell’area abbandonata della ex Innocenti. Per quel che riguarda poi gli edifici che verrebbero abbandonati, l’Università dovrebbe provvedere alla vendita, ma si prevede che il Politecnico ne acquisterebbe solo una parte. Non v’è certezza che si trovino altri acquirenti. Non bisogna dimenticare quanto è accaduto alla scuola di tipografi di Piazza Occhialini, abbandonata da anni.
Caro Carmignani, caro Paveri Fontana, la questione Città Studi non è un semplice trasloco, è una rivoluzione urbana che stravolge un quartiere e come tale andrebbe affrontata, perché il futuro di Milano non è soltanto nell’area Expo o nella vasta prateria della vecchia Falck. I cittadini che protestano sanno che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca: il rischio dei gusci vuoti è reale, mentre l’intera zona tra Lambrate, Mecenate e Forlanini è un cimitero di edifici e fabbriche dismesse, come la scuola di tipografia, che ospita ormai i topi. Quanto ai muri sporchi, è vero: sotto il tappeto della Milano-che-va, c’è ancora troppa polvere.