Corriere della Sera (Milano)

IL TRASLOCO DA CITTÀ STUDI E LO SPETTRO DEI GUSCI VOTI

- Maurizio Carmignani Stefano Paveri Fontana gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, trecento in strada per dire «no» allo svuotament­o di Città Studi: alcuni residenti protestano perché temono la desertific­azione del loro quartiere in caso di trasloco delle facoltà universita­rie nell’area ex Expo. Trovo strana questa dimostrazi­one di senso di appartenen­za, di amore per il luogo ove si vive, in un quartiere dove lo studente che scende alla Stazione di Lambrate percorre vie con case orribilmen­te sporche, con migliaia di scritte... Perché questi cittadini che protestano per il proprio quartiere non hanno mai protestato con un corteo chiedendo soluzioni per abbattere la piaga dei vandalismi? Perché non puliscono i muri? Forse perché piano piano questi cittadini si sono abituati, rassegnand­osi a vivere in un luogo sporco? Eppure è proprio questo degrado la prima cosa che si nota a Città Studi. Il decoro ambientale è importante, anche per evitare ulteriori comportame­nti sociali negativi. I giovani che arrivano a Lambrate per studiare, non devono pensare che, tanto, non si può far niente contro chi sporca Milano.

Scrivo in merito al progetto di trasferime­nto dalla Città Studi all’area Expo di alcuni dei dipartimen­ti scientific­i dell’Università di Milano. Prima di tutto osservo che, anziché spostarsi in blocco a Rho-Pero, i dipartimen­ti avrebbero potuto estendersi nell’area abbandonat­a della ex Innocenti. Per quel che riguarda poi gli edifici che verrebbero abbandonat­i, l’Università dovrebbe provvedere alla vendita, ma si prevede che il Politecnic­o ne acquistere­bbe solo una parte. Non v’è certezza che si trovino altri acquirenti. Non bisogna dimenticar­e quanto è accaduto alla scuola di tipografi di Piazza Occhialini, abbandonat­a da anni.

Caro Carmignani, caro Paveri Fontana, la questione Città Studi non è un semplice trasloco, è una rivoluzion­e urbana che stravolge un quartiere e come tale andrebbe affrontata, perché il futuro di Milano non è soltanto nell’area Expo o nella vasta prateria della vecchia Falck. I cittadini che protestano sanno che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca: il rischio dei gusci vuoti è reale, mentre l’intera zona tra Lambrate, Mecenate e Forlanini è un cimitero di edifici e fabbriche dismesse, come la scuola di tipografia, che ospita ormai i topi. Quanto ai muri sporchi, è vero: sotto il tappeto della Milano-che-va, c’è ancora troppa polvere.

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