Corriere della Sera (Milano)

Un’altra fiera per l’arte contempora­nea

The Mall

- Pittura Francesca Bonazzoli

Nell’affollato panorama internazio­nale delle fiere d’arte, il Miart di Milano ha impiegato molti anni prima di riuscire a posizionar­si nel mercato e a ritagliars­i la sua specifica identità. Eppure quella faticosa esperienza non ha intimorito gli organizzat­ori di una nuova fiera, Grandart, che inaugura oggi alle 18 su invito. Promossa da Ente Fiera Promoberg e da Media Consulter, in collaboraz­ione con l’Associazio­ne Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contempora­nea, raccoglie 53 gallerie italiane nello spazio The Mall (piazza Lina Bo Bardi, ingresso € 10) fino a domenica dalle 11 alle 20. Si presenta come un appuntamen­to «dedicato a tutte quelle gallerie e artisti che si muovono in quel perimetro della pittura, della scultura e delle arti applicate che mantiene uno stretto legame con le tecniche, con la poetica dei materiali, e con la grande storia dell’arte». Parole dietro cui si cela una dichiarazi­one di guerra (e di orgoglio) lanciata da gallerie solitament­e escluse dalle selezioni delle grandi fiere internazio­nali (e anche di Miart) perché rappresent­ano artisti non inseriti nel circuito delle Biennali e dei musei che fanno tendenza. In soldoni, per gli insider del piccolo ma miliardari­o gioco dell’arte, è sempre la vecchia battaglia che da anni si combatte fra critici come Vittorio Sgarbi da una parte e i Francesco Bonami o Achille Bonito Oliva dall’altra. E infatti Angelo Crespi, direttore artistico e critico militante nella prima fazione, spiega così quale tipo di opere il pubblico troverà a Grandart: «In Italia i pittori, soprattutt­o i pittori della figurazion­e, hanno patito un pregiudizi­o ideologico che spesso li ha costretti ai margini, escludendo­li dal mercato e dalle istituzion­i più importanti. Credo che ci sia un segmento da presidiare, che necessitav­a di una fiera come GrandArt, nel quale si muovono collezioni­sti che non consideran­o l’arte solo un campo di speculazio­ne economica». Insomma, sembra proprio che nell’era post ideologica, in Italia l’arte sia rimasto forse l’ultimo baluardo ideologico.

 ??  ?? Federico Romero Bayter, «Cantiere I», 2014, olio su tela, Courtesy Sifrein Galerie, tra le opere in mostra
Federico Romero Bayter, «Cantiere I», 2014, olio su tela, Courtesy Sifrein Galerie, tra le opere in mostra

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