Quattro notti dormendo all’aperto per guadagnare la prima fila del concerto di Styles all’Alcatraz
Le fan di Styles, sacchi a pelo e turni di guardia
Quattro notti passate sul marciapiede di via Valtellina. A dormire nei sacchi a pelo, a darsi il cambio per non perdere il posto in fila. «Voglio essere tra i primi sotto il palco. Ho preso 10 giorni di ferie, dopo Milano lo seguo a Londra». Antonio Camposei è uno degli irriducibili pronti a tutto per Harry Styles, ex cantante degli One Direction ieri in concerto all’Alcatraz. Il drappello di dodici fedelissimi si è accampato all’ingresso della discoteca fin da lunedì. Col passare dei giorni si è creato un presidio di centinaia di persone, con una quota rosa rilevante. Fascia d’età: dai 16 ai 26 anni. Provenienza: tutta Italia, con qualche passaporto estero. Hanno resistito al freddo, alla pioggia, ai tentativi di sgombero della polizia per poter stare il più vicino possibile al loro idolo. «Ci hanno fatto smontare le tende. Per stare caldi abbiamo infilato felpe e tute». Per niente demoralizzati, si sono riparati come potevano snocciolando le ore di attesa. Qualcuno osando anche originali costumi da unicorno.
«La prima notte mi hanno rubato il biglietto dalla valigia — continua Antonio —, così ho dovuto ricomprarlo. Per lavarci? Ci siamo dati i turni per andare a casa mia qui vicino. Mai più di tre ore di assenza». Accanto a lui Arianna Moroso, studentessa di Design, racconta di come si sono organizzati per evitare che qualcuno facesse il furbo e saltasse la coda. «Braccialetto e numero d’ordine. Un gruppo Whatsapp per stare in contatto. La fila è via via aumentata, stamattina (ieri, ndr) eravamo in 600». Nel pomeriggio si toccava quota tremila.
Live Nation, società che gestisce l’evento, ha provato a dissuadere i fan da queste follie. Un comunicato sul sito sconsigliava «caldamente di raggiungere il locale prima del 10 novembre». La polizia, passata più volte da via Valtellina, ha intimato ai ragazzi di andarsene. Il bar di fronte, stanco delle continue richieste per l’uso dei servizi, ha appeso il cartello «bagno guasto». Eppure nessuno ha abbandonato la postazione. Gli organizzatori alla fine hanno ceduto: notte in bianco tra giovedì e ieri con i ragazzi , divisione del pubblico seguendo l’ordine istituito dai più battaglieri.
«Concerti ne ho seguiti tanti, ma di pazzie così poche» dice Vanessa Pinardi, 21enne di Roma iscritta all’Accademia di trucco. «Mi sono giocata metà dei giorni di assenza che ho a disposizione, ma volevo vedere Harry da vicino». Accampata tra le transenne ha conosciuto Giulia Rubini, di due anni più giovane, studentessa all’artistico. «Ho detto a mia mamma cosa avrei fatto, non mi ha fermato. Sa che per me è importante». Del resto qualche metro più in là, vicino alle adolescenti, ci sono anche genitori con gli occhi pesti per le poche ore di sonno alle spalle. Incapaci di dire no alle figlie, preoccupati di lasciarle da sole, le hanno accompagnate nella maratona di attesa.
Perché questa follia collettiva? «Ho iniziato a seguire Harry quando ancora faceva parte degli One Direction — ricorda Vanessa —. Era il 2012». Poi il cantautore britannico ha intrapreso la carriera da solista, mantenendo intatta la folla di adulatrici. «Da solo mi piace di più, si vede il suo talento». La stanchezza è cancellata dall’entusiasmo, sufficiente anche per il prossimo anno. «Mi prenoto già per le date di Milano e Bologna».
Vanessa È la prima volta che faccio una tale pazzia: ma volevo avvicinarlo
Antonio Ho preso 10 giorni di ferie, dopo Milano lo seguo a Londra