Corriere della Sera (Milano)

LA SCUOLA E IL PATTO VINCENTE

- Di Giuseppe Bertagna

Idati di Eduscopio 2017 (Fondazione Agnelli) sono senza dubbio interessan­ti. Anzi: suggestivi. Il giornale ne ha parlato a lungo in questi giorni e li ha pure illustrati in grafici e tabelle. Non è sui numeri e sulle graduatori­e, però, che pare opportuno riflettere. Infatti, tra risultati di Eduscopio; prove Invalsi con tutte le loro sofisticat­e stratifica­zioni statistich­e; rapporti periodici del Miur più o meno analoghi; esiti annuali delle indagini internazio­nali Ocse Pisa; prontuari statistici di numerose riviste e Fondazioni; servizi di valutazion­e regionali, di reti di scuole e di singole istituzion­i scolastich­e, una conclusion­e è sicura: anche la scuola secondaria sta diventando come l’università. Qui, come è noto, ormai si affoga nei numeri e nelle graduatori­e. Se non sono quelle sproposita­te dell’Anvur e non meno colossali del Miur, abbiamo ogni anno i mass media che commentano gli elenchi delle università migliori, predispost­i dal Times Higher Education, dal Sole 24 Ore, dal Censis, dall’Arwu di Shanghai e così via. Dati e graduatori­e, fra l’altro, tra loro non omogenee, con scopi e indicatori diversi, che impiegano metodologi­e di elaborazio­ne non comparabil­i, ma che alla fine sono usati, tutti, all’unico scopo di aiutare giovani e famiglie a scegliere l’istituto secondario o l’università ritenuti più affidabili. Il fatto è che i numeri, anche quando precisi, restano numeri. Non si possono mai riferire all’idiografic­o (al caso singolo) ma sempre al nomotetico, anche se a diversi livelli di generalizz­azione.

Mi accade di percorrere spesso (e da anni) la via Luigi Soderini e di sussultare nel vedere il gonfalonie­re qualificat­o sulle targhe stradali come «patriota». Certo non si pretende che gli addetti alla toponomast­ica siano edotti dei sarcastici versi del Segretario fiorentino e del rifiuto di accoglienz­a del nostro all’Inferno con rinvio al Limbo dei bambini, ma non sarebbe fuori luogo una errata corrige? O il «patriota» se lo sia meritato per confusione con l’altro Piero (Capponi), quello della minaccia di suonare le campane per zittire le trombe francesi? Le multe dell’Amsa

Come ormai nell’esperienza comune della maggior parte dei milanesi, vivo anch’io in un condominio abitato per lo più da anziani.

Negli ultimi due anni la salute di alcuni si è aggravata: una signora si è ammalata di Alzheimer e altre tre simpatiche vecchiette sono, diciamo così, diventate svagate e smemorate. Succede così che sempre più spesso, magari assistite da badanti noncuranti, raccolgano l’umido in sacchetti di plastica che il portinaio e gli altri condomini cercano di eliminare dal bidone dell’organico ogni volta che se ne accorgono in tempo. Il problema è che ormai l’Amsa ci recapita multe con regolarità. L’irritazion­e per il fardello delle tasse extra comincia a serpeggiar­e.

Mi chiedo: l’Amsa si è posta questo problema degli anziani? Capisco che è una questione difficile da risolvere, ma una soluzione di compromess­o fra il rigore ecologico e l’anzianità dilagante forse si può cominciare a cercare. Chissà. Valgono quindi in astratto. Perfino se riferiti ad una particolar­e classe scolastica. Ora se un giovane o una famiglia che abitano in un luogo dovessero scegliere la scuola o l’università da frequentar­e solo a partire dall’ispezione di numeri e tabelle avremmo due paradossi. Il primo sarebbe quello che i logici medievali attribuiro­no a Buridano. Un asino, dovendo decidere da quale di due mucchi di fieno tra loro uguali, posti uno a destra e l’altro a sinistra, cominciare a mangiare, in realtà, morì di fame. Se si pretende, infatti, di compiere la scelta migliore in astratto, sulla base di numeri e tabelle, si è sicuri di fare una brutta fine nel concreto caso singolo. Il secondo sarebbe quello di dimenticar­e ciò che Aristotele chiamò phronesis e che Cicerone e il cristianes­imo tradussero con prudentia. Ovvero che il problema dell’agire bene, non sta tanto nella bontà della scelta astratta tra alternativ­e, ma nella decisione e nell’azione concrete. Che poi significa mettersi in gioco. Conoscersi di persona. Assumersi reciproche responsabi­lità, rispondern­e, confermarl­e nel tempo. Aiutarsi l’un l’altro. Come fanno, a quanto pare, gli studenti, i docenti e le famiglie al classico Crespi di Busto Arsizio, non a caso, per Eduscopio, il migliore.

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