Triassico lombardo
Duecento milioni di anni fa la regione si affacciava sull’oceano di Tetide Popolato da strani rettili
La lunghezza del corpo poteva oscillare da pochi centimetri al mezzo metro, tronco a forma di botte, collo lungo e occhi molto grandi, arti sottili e opponibili, una coda con un uncino rivolta verso il basso che veniva utilizzato per alcune tecniche di caccia. Sono i Drepanosauromorfi, un gruppo di rettili del Triassico superiore, che sono stati riconosciuti per la prima volta in Italia negli anni Ottanta e la cui nuova specie, Avicranium renestoi, è stata dedicata a Silvio Renesto, professore di paleontologia all’Università dell’Insubria. Sono stati gli americani Adam C. Pritchard del National Museum of Natural History di Washington e Sterling J. Nesbitt della Yale University di New Haven a intitolare la nuova specie al professore varesino che, agli inizi della sua carriera professionale fu il primo a ipotizzare (correttamente) che la vita dei Drepanosauromorfi si svolgesse per lo più sugli alberi.
La Lombardia è un punto di riferimento mondiale per i vertebrati marini del Triassico, una ricchezza che trova una degna concorrente solo al di fuori dell’Europa, in Cina. «Ci sono diverse somiglianze tra i fossili lombardi e quelli cinesi nel Triassico medio: dobbiamo pensare che le specie marine si muovevano lungo la linea costiera, che ai tempi correva senza ostacoli dall’Asia all’Europa», spiega Renesto.
Gli affioramenti lombardi sono particolarmente ricchi, perché nel Triassico la Lombardia si affacciava sull’antico oceano della Tetide; grazie a questa ubicazione strategica, nei nostri territori sono stati ritrovati fossili di specie acquatiche altri, Tanystropheus, uno dei rettili più bizzarri mai esistiti, il cui collo misura quanto il corpo e la coda messi assieme. «Ci sono due principali scuole di pensiero: c’è chi lo ritiene un animale terrestre che viveva lungo la linea di costa che sfruttava la lunghezza del collo per pescare, e chi invece lo classifica come un animale prettamente marino», commenta Renesto, la cui ultima pubblicazione scientifica in corso di stampa riguarda la specie.
È stato però Saurichthys, un pesce predatore dalla forma affusolata, a cavarsela meglio di tutti grazie alla sua forte capacità di adattamento, come spiega l’esperto: «Questo animale era in grado di compensare la sua struttura primitiva grazie all’evoluzione di differenti adattamenti dello scheletro, che gli hanno permesso di resistere lungo tutto il Triassico, un record che possono vantare davvero poche specie». Per scoprire questi tesori lombardi, non resta che armarsi di scarpe da tennis e iniziare a camminare.