«Il Mago era un mito Faceva rigare dritto anche i senatori Mazzola e Suarez»
Aveva diciannove anni. E a San Siro faceva freddo. Del resto era gennaio. Carletto Muraro da Villapizzone, la sua prima volta con l’Inter.
«Già. Eravamo nel 1974. C’erano ancora frammenti della Grande Inter in campo e soprattutto in panchina». Helenio Herrera.
«Proprio lui. Il Mago. Mi buttò nella mischia contro il Cagliari. Uno a zero per loro. Ma il risultato, quella volta, per me, non era la cosa più importante». Il Mago rimase colpito dalla sua velocità.
«Mi chiamavano il Jair bianco. Un po’ pesante come responsabilità. Anche perché il Jair vero giocava ancora». Un giovane calciatore di 19 anni davanti al Mago. Paura, rispetto, voglia di fare?
«Il Mago era un grande. Un mito per me che ero all’inizio. Ma anche ai senatori, i Mazzola, Facchetti e Suarez incuteva rispetto e paura. Li faceva rigare dritto. Gente che aveva vinto scudetti e coppe. Da lui ho capito cosa voleva dire la parola carisma. Herrera era il carisma fatto persona».
Però anche Rocco...
«Non ci sto a fare il derby se meritava la piazza più uno o più l’altro. Stiamo parlando di due grandissimi. Io parlo per quello che ho visto. Herrera se lo merita un riconoscimento del genere». Magari, però, ci siamo dimenticati di altri che avrebbero meritato?
«Sicuro, anche gente che chissà che bene ha fatto per Milano e nessuno ricorda più. Gli sportivi hanno dato molto. Non faccio distinzioni tra interisti e milanisti» Il Mago e Milano.
«Herrera aveva un bel rapporto con Milano. Era un uomo che sapeva come entrare nella testa della gente. Azzeccata anche la scelta del luogo da dedicargli: vicino a San Siro, il suo stadio». Un salto all’oggi. L’Inter di Spalletti?
«Mi piace. Vincere ti dà autostima, convinzione. Basta arrivare quarti...
«Così poco?».