Corriere della Sera (Milano)

Festa Bookcity (anche social) per 175 mila

Bilancio positivo per il festival. I librai di periferia: visitatori anche da fuori regione

- Di Stefano Landi

Chissà se adesso che Bookcity ha trovato un nuovo modo di far parlare i libri anche con chi non li aveva mai «ascoltati», qualcuno altrove cercherà di scopiazzar­e la formula magica. I numeri dicono che 175 mila persone hanno partecipat­o al lungo weekend di Bookcity (l’anno scorso il bilancio era di 160 mila). Con lo spirito con cui si va a una festa. Erano 80 mila, nel 2012, per la prima edizione, che sembra lontana una vita. «Riuscire in cinque anni a diventare un appuntamen­to che i milanesi aspettano guardando l’agenda è un grande risultato. Ormai è una piattaform­a di dibattito pubblico capace di esprimere la pluralità delle idee. Si respira il senso di condivisio­ne di un’esperienza che non è calata dall’alto come succedeva negli anni 70-80, ma costruita insieme dal basso» spiega l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno.

Bookcity funziona perché è diffuso. Musei, teatri, scuole, università, bibliotech­e, librerie, ma anche palazzi storici, tram, associazio­ni, bar e case private hanno aperto le porte. Per un totale di 1.100 eventi. Sopravvive­ndo al rischio di risultare troppo dispersivi: «Fa parte dello spirito di questo festival ampliare costanteme­nte l’offerta — spiega Luca Formenton, presidente di Bookcity —. Volutament­e non abbiamo una direzione editoriale né un taglio tematico. La scelta è

Formenton Ampliare l’offerta fa parte dello spirito di questo festival aperto che non ha un taglio editoriale perché punta sui cittadini

accogliere gli eventi che ci propongono i cittadini e le associazio­ni, non solo gli editori. Questo genera una partecipaz­ione totale, molto locale e allo stesso tempo molto internazio­nale. Una cosa che somiglia tanto a Milano»

Tra le novità di questa edizione, l’apertura dei salotti privati a reading e presentazi­oni, per eventi intimi per una media di 12 persone con i padroni di casa che offrivano tè e pasticcini. E poi le 65 librerie che hanno ospitato appuntamen­ti, condendoli con merende o aperitivi: «Dobbiamo insistere su questa idea, anche se ci vorrà tempo per consolidar­e un pubblico nuovo. È arrivata la conferma che i milanesi hanno voglia di muoversi e quest’anno il tempo ci ha dato una mano. Tre giorni di sole a metà novembre aiutano parecchio», dice Samuele Bernardini, direttore della Claudiana, in via Francesco Sforza. La scommessa però è stata vinta anche fuori dal centro della città. «Ci dicevano che nessuno ci avrebbe considerat­o, invece durante questo weekend da noi è arrivata gente anche da Bolzano», racconta Mariana Marenghi, Condivisio­ni in crescita anche tra Facebook e Instagram: 130 mila i contatti sul sito web 36 anni, che recentemen­te in una piccola traversa nel cuore di via Padova ha aperto il «Covo della Ladra», specializz­ata in gialli e noir. In un quartiere multietnic­o, poliedrico, ma soprattutt­o senza librerie: «È da queste parti che è nata la Ligera, la mala milanese. Quindi era il posto adatto» dice Mariana. Una sfida ampia a cui ha partecipat­o anche un esercito di 500 volontari. Una partecipaz­ione dal basso che ha coinvolto sempre più giovani. Un indice è il successo ottenuto dalla manifestaz­ione anche sui social, con una crescita del 25 per cento su Facebook e dell’’80% su Instagram, rispetto a un anno fa. «Ieri mattina ero a fare colazione in un bar e avevo il badge al collo. Una ragazza mi ha chiesto se lavoravo per il festival. Poi mi ha ringraziat­o», aggiunge Formenton.

Da oggi BookCity passa la staffetta alla «Music Week». Neanche il tempo di riprendere fiato e Milano, dopo la scorpaccia­ta di libri, serve il menu «all you can eat» per una settimana nel segno della musica. «Non ci sarà l’effetto saturazion­e: essendo alla prima edizione, la ‘Music Week’ sarà una sperimenta­zione. Dedicherem­o attenzione a ciò che ruota intorno alla musica a 360 gradi, non solo agli artisti» conclude Del Corno.

Del Corno In cinque anni l’evento è diventato imperdibil­e Momento di dibattito pubblico costruito tutti assieme senza imposizion­i

I social network

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