UN PUZZLE, DUE SCENARI È IL PUNTO DI PARTENZA
Oggi bisognerà sperare fino all’ultimo. Ma prepararsi al peggio: si chiudono i giochi sull’Ema, l’Autorità per il farmaco che l’autolesionista Brexit inglese ha rimesso in circolazione. Sul fotofinish ci sono Milano, candidata ideale (è oggettivo), Amsterdam e infine — ci perdoni la Slovacchia — una poco sensata Bratislava, risultato di alchimie diplomatiche ed equilibrismi europei verso Est più che di un ragionamento sulla salute di 500 milioni di cittadini. Sembra un terno al lotto: ventisette votanti con un carnet di sei voti ciascuno, diciannove candidati. Bisognerà strappare almeno tre voti da quattordici Paesi. Un puzzle. Immaginiamo il day after che vogliamo: vittoria. Dovremo ricordare da subito che la sfida è solo agli inizi: la politica ha reagito bene, questo lo riconoscono tutti. Tanto che l’Ema dovrebbe diventare «il metodo». Ma con le elezioni alle porte non bisognerà fare l’errore di pensare che la città e il Pirellone potranno prepararsi da soli. Ipotesi due: il day after che non vogliamo. Sconfitta. Qualcuno vorrà strumentalizzare l’esito ma la cosa più importante sarà non perdere la voglia di giocare nel campionato «internazionale», la vera marcia in più che Milano sta avendo rispetto alle altre città italiane. Certo, potremo sfogarci con un po’ di ironia: qualche anno fa il Financial Times ironizzò sulla scalata della Popolare di Lodi su Antonveneta titolando: «Where is Lodi?». Ce lo meritavamo. Ma adesso il Financial Times dovrebbe titolare: «Where is Bratislava?». L’unica cosa certa è che domani non potrà essere il giorno dei rimpianti. Comunque vada.