UNA TERRA CHE MUOVE ALLA VIRTÙ
La notizia che Paolo VI sarà proclamato santo mette in risalto le virtù d’un uomo e della terra lombarda, che nel difficile ’900 ha proposto esempi di religiosità e impegno civile riconosciuti dalla Chiesa (Schuster, Ferrari, Giovanni XXIII, don Gnocchi, suor Enrichetta Alfieri), o in corso di beatificazione (Lazzati, don Mazzolari, Teresio Olivelli, fratel Ettore). Porre oggi Montini sugli altari è riconoscere il ruolo di Milano nel rendere santi i suoi pastori e recuperare la memoria d’un Pontefice rimosso perché più avanti dei suoi tempi. Quando fu fatto vescovo ed esiliato nel capoluogo lombardo (s’era inimicato Curia Romana e Pio XII per non essersi uniformato allo sdoganamento dei neofascisti) Montini aveva all’attivo: grande preparazione culturale e teologica (a lui si deve il lancio di autori e case editrici), autorevolezza diplomatica (in Segreteria di Stato), una capacità di legare coi giovani (Fuci e neolaureati). Ma a Milano (1954-1963) il futuro Paolo VI completò la sua personalità acquisendo l’esperienza pastorale. Montini aiutò la città a districarsi nei tumulti del boom, a reggere l’urto dell’immigrazione, a svelenire il clima di contrapposizioni ideologiche (l’attenzione al mondo del lavoro con le Acli fu il suo capolavoro), a scommettere sul ruolo delle periferie (sue le «nuove chiese»), a recuperare voci profetiche e intellettuali con la «Missione di Milano» nel 1957. Che sia fatto santo e la notizia data nei giorni del Natale suona augurio alla Milano che verrà.