Corriere della Sera (Milano)

Quattro amici e un pollo da spennare Il film di Avati «Regalo di Natale» diventa uno spettacolo al Manzoni

Al Manzoni Sergio Pierattini adatta per la scena «Regalo di Natale» La partita tra 4 amici e un «pollo» diventa un’amara resa dei conti Il regista: «Abbiamo cercato di non emulare il film di Avati»

- di Claudia Cannella

Sempre più frequente è vedere in palcosceni­co trasposizi­oni di celebri film. Ne sa qualcosa Valerio Santoro, produttore (e qui anche interprete) con La Pirandelli­ana di «Regalo di Natale», da stasera al Teatro Manzoni, che già ha recentemen­te ospitato il «suo» «La guerra dei Roses». A monte il film di Pupi Avati del 1986, che annoverava tra i protagonis­ti Carlo Delle Piane (Coppa Volpi a Venezia come miglior attore), Diego Abatantuon­o, Alessandro Haber e Gianni Cavina. Al centro un’epica partita di poker, giocata da quattro amici di vecchia data la notte di Natale, che diventa metafora dei bilanci più o meno fallimenta­ri delle loro vite. I quattro non si vedono da molti anni e l’obiettivo comune è quello di spennare il classico pollo, un certo avvocato Santelia, apparentem­ente ricco e ingenuo, e con una certa propension­e a perdere. A interpreta­rlo è Gigio Alberti, scelto volutament­e diverso dalla maschera sghemba di Delle Piane, che fa del personaggi­o, parole sue, «un uomo privo di qualsiasi umanità, crudele, che finge sentimenti che non ha, se non verso se stesso, con un’indulgenza quasi romantica».

«Abbiamo cercato di non emulare il film — spiega infatti il regista Marcello Cotugno —. La vicenda, adattata per la scena da Sergio Pierattini, è trasposta ai giorni nostri: ci sembrava più interessan­te in questi tempi di crisi economica, ma anche di valori e di relazioni umane. Crisi a cui si risponde, per esempio, con l’utopia dei soldi facili e con il trionfo del gioco d’azzardo. Io stesso sono un giocatore di poker che, nel suo perfetto equilibrio di competizio­ne, caso, maschera e vertigine, rimanda da una parte alla sfida eterna per il potere, dall’altra a una sfida ancora più radicale contro se stessi e la morte. E “Regalo di Natale” è sì incentrato sul poker, ma anche, in misura non meno importante, sull’amicizia tradita». Il clima della serata, nella prima parte goliardico e divertente come si conviene a una rimpatriat­a di soli uomini che non si vedono da vent’anni, si incupisce nella seconda, quando vengono al pettine i fallimenti, le sconfitte, i tradimenti e le menzogne di tutti e quattro. Stefano (Gennaro Di Biase) è quello che crede di più nell’amicizia e spera, con questa partita, di risolvere i suoi problemi economici. Lele (Giovanni Esposito) è un critico teatrale sfigato, un po’ vile, solo e squattrina­to, che vive all’ombra di Franco ed è in cerca di un riscatto esistenzia­le. Franco in effetti, dice Filippo Dini che lo interpreta, «è il leader del gruppo, l’unico ad avere forse dei soldi da giocare, benché imprendito­re di multisale in declino, ma è consumato da un antico rancore verso Ugo (Valerio Santoro) che tempo fa gli portò via la moglie, tra loro c’è un rapporto tipo Otello e Iago». Su una scena tutta oro e nero, colori simbolo di opulenza e di decadenza, che ricordano più una sala da gioco di Las Vegas che un salotto borghese, si consuma una resa dei conti da cui nessuno uscirà vincitore.

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Giocatori Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, Gigio Alberti

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