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Il settore «Beauty» decolla Imprese raddoppiate dal 2102 Sette su dieci gestite da stranieri
In corso San Gottardo, per dare smalto alle unghie non si ha che l’imbarazzo della scelta: da piazza XXIV Maggio a largo Mahler, quattro minuti a piedi e otto manicure. Nei 900 metri di Lorenteggio tra le vie Romagnoli e dei Tulipani ben nove negozi offrono ricostruzioni e limature. A Chinatown come in corso Magenta gli esperti della cura delle mani si fronteggiano sui due lati della strada. Segno di una concorrenza sempre più agguerrita.
Le imprese in questo campo sono più che raddoppiate negli ultimi cinque anni. E tre su quattro sono gestite da stranieri. I «manicùr» di un tempo, termine meneghino ricavato dall’originale francese manicure, lasciano il passo alle insegne in cui troneggia il termine inglese nail, ovvero unghia. Nel 2012 i centri specializzati in manicure e pedicure attivi in città erano 74. Oggi il loro numero è balzato a 163: più 120 per cento in cinque anni, come rileva la Camera di Commercio. Nell’area metropolitana le attività al lavoro in questo settore della cura del corpo salgono a 206, ovvero l’11,7 per cento delle imprese analoghe attive in tutta Italia. Solo Roma ne conta di più (262). Il 73 per cento delle imprese è a gestione straniera, cinese per lo più. Dall’elenco degli imprenditori meneghini spiccano nove Zhou e quattro Whang. Solo cinque anni fa più della metà delle realtà era italiana. Resta stabile un dato: questo mondo è principalmente a guida femminile (75,7 per cento delle attività quando nel 2012 le imprenditrici rappresentavano il 66,2 per cento del totale). Perché questa crescita? «Molti lavoratori licenziati per la crisi si sono messi in proprio e hanno trovato terreno fertile», dice Roberto Fassini, presidente di Apam, l’associazione artigiani di Milano che fa capo a Confcommercio. E se la parte del leone la fanno i cinesi, «è dovuto ai prezzi molto bassi che offrono. Magari — prosegue — con prodotti di minore qualità rispetto ai concorrenti italiani».
Tra i trattamenti richiesti dalla clientela «vanno per la maggiore unghie di colori diversi e applicazioni di brillantini e fantasie», spiega Fassini. Un incremento di domanda che ha anche radici sociologiche. «I milanesi sono più attenti — nota il presidente Apam — a come si mostrano in società. La risposta alla crisi viene anche da una maggiore cura dell’aspetto fisico. E la cosmesi ora interessa anche gli uomini». Non solo. Secondo Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano, «tra lavoro e famiglia, le donne hanno sempre meno tempo per il fai da te casalingo. E per la cura del corpo si rivolgono agli specialisti». Non ultimo, «anche i crescenti flussi turistici hanno allargato il target dei clienti». Il boom delle attività si registra in centro (17,6 per cento) e tra Porta Venezia e Lambrate (17 per cento). Tra Bicocca e Bovisa (6,4 per cento) e tra San Siro e Baggio (2,7 per cento) il minor numero di attività.
La cura delle mani trova nuova linfa in scuole e corsi, che registrano il tutto esaurito. Come quelli promossi dal Centro di formazione professionale dell’Unione artigiani. «Nel settore dei servizi alla persona l’occupazione è salita del 10 per cento», conclude Accornero. Sfogliando ancora i dati della Camera di Commercio, si nota come le attività iscritte al registro siano aumentate esponenzialmente di decennio in decennio: se nel 1997 c’era una sola impresa neonata, le new entry nel 2007 erano quattro. Cinque anni fa hanno aperto i battenti sette negozi, mentre nel solo 2017, nel periodo fino al terzo trimestre dell’anno, sono stati almeno 23 gli imprenditori che si sono messi in gioco in questo campo. Prosperano le imprese, si promuovono trattamenti personalizzati. Anche sul web è un fiorire di youtuber e nail artist formati professionalmente a Milano. Dall’unghia si riconosce il leone, dicevano gli antichi romani. Dall’unghia, oggi, a quanto pare, si vede il milanese.