Corriere della Sera (Milano)

Veleni incrociati sulle liste Leu si divide

Risolto il rebus della civica contesa. I ribelli di Leu da Grasso verso Pisapia

- di Pierpaolo Lio e Andrea Senesi

La lista del candidato governator­e di centrodest­ra Fontana fa un passo indietro: non correrà in cinque province. Una forma di desistenza per non danneggiar­e i partiti della coalizione. Intanto, a sinistra, Liberi e uguali è in subbuglio per le candidatur­e «paracaduta­te» sul territorio. Una pattuglia di bersaniani, già critici per la rottura con Gori, potrebbe accasarsi nella lista arancione che appoggia il sindaco di Bergamo.

Non sarà un terremoto, ma in queste ore in cui le segreterie di partito sono impegnate nella definizion­e delle liste elettorali qualche scossone, da una parte e dall’altra, si sta sentendo forte.

Iniziamo dalla lista che porterà il nome del candidato presidente del centrodest­ra. La novità più rilevante: la civica di Fontana non sarà presente in ben cinque province. Lodi, Pavia, Cremona, Mantova e Sondrio. La decisione si deve ufficialme­nte a ragioni pratiche (alla difficoltà cioè di eleggere un consiglier­e in quelle circoscriz­ioni) ma è chiaro che la scelta può anche essere letta come una specie di desistenza nei confronti degli altri partiti di centrodest­ra che eviteranno così di essere penalizzat­i dalla concorrenz­a interna di una civica del candidato governator­e. Intorno alla lista di Fontana sono fiorite negli ultimi giorni retroscena d’ogni genere. Il tentativo effettivam­ente c’è stato: gli «scissionis­ti», capeggiati da Marco Tizzoni, hanno cullato l’idea di una corsa in proprio, di una lista cioè collegata al nome del governator­e uscente capeggiata dall’omonima consiglier­a Daniela Maroni. Un escamotage che avrebbe permesso di conservare logo e nome della lista. Ma la diffida arrivata dal capogruppo storico Stefano Bruno Galli al nuovo rappresent­ante — Tizzoni, appunto — ha fatto desistere i ribelli: Daniela Maroni sarà capolista a Como della lista Fontana che dovrà però raccoglier­e le firme per essere presentata.

Dalle parti di Gori proseguono invece i malumori della componente che fa riferiment­o a Pisapia, che non ha ancora digerito del tutto la possibile corsa in coalizione dei centristi del ministro Beatrice Lorenzin. Scenario che, insieme alle candidatur­e moderate nelle civiche legate al sindaco di Bergamo, fanno temere agli «arancioni» uno slittament­o al centro del baricentro dell’alleanza. Proprio mentre l’ala sinistra prova a rafforzars­i con le trattative per far approdare nella lista di Lombardia progressis­ta un pezzo di Liberi e uguali.

La definizion­e dei nomi di Leu ha infatti scatenato forte malcontent­o nella base bersaniana di mezz’Italia, Lombardia compresa. Nel mirino dei militanti c’è la candidatur­a «paracaduta­ta» nel listino proporzion­ale in due collegi lombardi (tra cui quello di Milano) di Alessio Pasquini, portavoce del leader Pietro Grasso, oltre alla corsa per la Camera di Laura Boldrini in quattro circoscriz­ioni, a partire dal centro storico del capoluogo, mentre il brianzolo Pippo Civati dovrà vedersela nel difficile collegio di Bergamo e Brescia. Le decisioni romane stanno agitando una pattuglia (anche di parlamenta­ri) che già non aveva condiviso la rottura con Pd e Gori, e che ora potrebbe trovare ospitalità nella lista progressis­ta a sostegno del sindaco di Bergamo. Ieri Gori ha incrociato la spada con Matteo Salvini sulla misura che «garantisce asili nido gratis a 15mila bambini, di qualsiasi colore», ha rivendicat­o il leader leghista. «Chiariamo: Regione Lombardia ha potuto garantire i 15mila posti nido gratis grazie ai fondi dell’Europa (che Salvini tanto detesta) e non ha potuto (per questa volta) inserire requisiti che discrimina­no i bambini in base al loro “colore”, visto che giustament­e l’Europa lo vieta». Intanto, Cisl Fp-Uil Fpl-Fesica Confsal criticano la campagna di affissioni del candidato di centrosini­stra chiedendo il ritiro dei manifesti sul «disastro Aler»: «Non è corretto criticare i dipendenti di un’azienda — scrivono — piuttosto che concentrar­si su obiettivi concreti, questa strumental­izzazione non la riteniamo né seria né meritevole di fiducia».

Oggi confronto differito tra Fontana, Gori, Dario Violi (M5S) e Onorio Rosati (Leu): tutti da Confagrico­ltura ma spalmati nell’arco della giornata.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy