Veleni incrociati sulle liste Leu si divide
Risolto il rebus della civica contesa. I ribelli di Leu da Grasso verso Pisapia
La lista del candidato governatore di centrodestra Fontana fa un passo indietro: non correrà in cinque province. Una forma di desistenza per non danneggiare i partiti della coalizione. Intanto, a sinistra, Liberi e uguali è in subbuglio per le candidature «paracadutate» sul territorio. Una pattuglia di bersaniani, già critici per la rottura con Gori, potrebbe accasarsi nella lista arancione che appoggia il sindaco di Bergamo.
Non sarà un terremoto, ma in queste ore in cui le segreterie di partito sono impegnate nella definizione delle liste elettorali qualche scossone, da una parte e dall’altra, si sta sentendo forte.
Iniziamo dalla lista che porterà il nome del candidato presidente del centrodestra. La novità più rilevante: la civica di Fontana non sarà presente in ben cinque province. Lodi, Pavia, Cremona, Mantova e Sondrio. La decisione si deve ufficialmente a ragioni pratiche (alla difficoltà cioè di eleggere un consigliere in quelle circoscrizioni) ma è chiaro che la scelta può anche essere letta come una specie di desistenza nei confronti degli altri partiti di centrodestra che eviteranno così di essere penalizzati dalla concorrenza interna di una civica del candidato governatore. Intorno alla lista di Fontana sono fiorite negli ultimi giorni retroscena d’ogni genere. Il tentativo effettivamente c’è stato: gli «scissionisti», capeggiati da Marco Tizzoni, hanno cullato l’idea di una corsa in proprio, di una lista cioè collegata al nome del governatore uscente capeggiata dall’omonima consigliera Daniela Maroni. Un escamotage che avrebbe permesso di conservare logo e nome della lista. Ma la diffida arrivata dal capogruppo storico Stefano Bruno Galli al nuovo rappresentante — Tizzoni, appunto — ha fatto desistere i ribelli: Daniela Maroni sarà capolista a Como della lista Fontana che dovrà però raccogliere le firme per essere presentata.
Dalle parti di Gori proseguono invece i malumori della componente che fa riferimento a Pisapia, che non ha ancora digerito del tutto la possibile corsa in coalizione dei centristi del ministro Beatrice Lorenzin. Scenario che, insieme alle candidature moderate nelle civiche legate al sindaco di Bergamo, fanno temere agli «arancioni» uno slittamento al centro del baricentro dell’alleanza. Proprio mentre l’ala sinistra prova a rafforzarsi con le trattative per far approdare nella lista di Lombardia progressista un pezzo di Liberi e uguali.
La definizione dei nomi di Leu ha infatti scatenato forte malcontento nella base bersaniana di mezz’Italia, Lombardia compresa. Nel mirino dei militanti c’è la candidatura «paracadutata» nel listino proporzionale in due collegi lombardi (tra cui quello di Milano) di Alessio Pasquini, portavoce del leader Pietro Grasso, oltre alla corsa per la Camera di Laura Boldrini in quattro circoscrizioni, a partire dal centro storico del capoluogo, mentre il brianzolo Pippo Civati dovrà vedersela nel difficile collegio di Bergamo e Brescia. Le decisioni romane stanno agitando una pattuglia (anche di parlamentari) che già non aveva condiviso la rottura con Pd e Gori, e che ora potrebbe trovare ospitalità nella lista progressista a sostegno del sindaco di Bergamo. Ieri Gori ha incrociato la spada con Matteo Salvini sulla misura che «garantisce asili nido gratis a 15mila bambini, di qualsiasi colore», ha rivendicato il leader leghista. «Chiariamo: Regione Lombardia ha potuto garantire i 15mila posti nido gratis grazie ai fondi dell’Europa (che Salvini tanto detesta) e non ha potuto (per questa volta) inserire requisiti che discriminano i bambini in base al loro “colore”, visto che giustamente l’Europa lo vieta». Intanto, Cisl Fp-Uil Fpl-Fesica Confsal criticano la campagna di affissioni del candidato di centrosinistra chiedendo il ritiro dei manifesti sul «disastro Aler»: «Non è corretto criticare i dipendenti di un’azienda — scrivono — piuttosto che concentrarsi su obiettivi concreti, questa strumentalizzazione non la riteniamo né seria né meritevole di fiducia».
Oggi confronto differito tra Fontana, Gori, Dario Violi (M5S) e Onorio Rosati (Leu): tutti da Confagricoltura ma spalmati nell’arco della giornata.