Corriere della Sera (Milano)

Giù dal tram con la spranga colpisce a caso un passante

Arrestato, è catatonico. Grave la vittima

- di Federico Berni e Gianni Santucci

Senza motivo, lo ha colpito tre volte con una spranga. Franklin Njuakeh, 31 anni, camerunens­e, è accusato di tentato omicidio ai danni di un serbo di 31 anni che martedì sera alle 22.40 era fermo alla fermata del tram all’incrocio Ripamonti-Sabotino. Per un caso non ha incrociato altri passanti prima che i carabinier­i lo bloccasser­o. Era fuori di sé, proprio come Adam Kabobo nel maggio 2013.

Passa via Atto Vannucci, via Giulio Romano, incrocia via Soave, si ritrova nell’ultimo tratto di via Ripamonti prima della circonvall­azione, quello dove la strada si allarga sotto gli alberi, e alla poca luce dei lampioni cammina a grossi passi, sbuffando nel freddo, la spranga d’acciaio gli penzola da una mano, vicino alla falda del cappotto nero: e solo per un caso Franklin Njuakeh, 31 anni, camerunens­e, in questo percorso di appena tre isolati non incrocia passanti, nessun altro da aggredire. Si trova invece davanti due equipaggi dei carabinier­i del Radiomobil­e, che gli dicono di fermarsi, ma lui impreca, urla, è ancora sprofondat­o nel suo delirio di violenza; continua ad agitare la spranga che pesa un chilo ed è lunga 80 centimetri. I militari lo disarmano e lo caricano in macchina, lo portano all’incrocio con via Sabotino: dove l’ambulanza sta soccorrend­o un ragazzo serbo, 31 anni, in una pozza di sangue tra la fermata e l’interno del tram 24. Njuakeh l’ha colpito alle spalle, senza motivo, per tre volte, le ultime due quando era già a terra, per ammazzarlo; «tentato omicidio» di una vittima scelta a caso. Erano le 22.40 di martedì.

Il ragazzo serbo ha due profonde fratture scomposte al cranio, le sue condizioni sono gravi, è ricoverato al Policlinic­o. Il delirio di Njuakeh (carta d’identità italiana rilasciata dal Comune di Pieve di Soligo, provincia di Treviso; una condanna per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale del 2015; abituale «devastator­e» di auto in zona Ripamonti) ricorda quello di Adam Kabobo, ghanese che «sentiva le voci», e che all’alba dell’11 maggio 2013 ammazzò tre persone a picconate.

L’altra sera non è stata una strage perché una ragazza ha chiamato il 112 e ha dato indicazion­i precise sull’uomo, perché i carabinier­i del Radiomobil­e l’hanno fermato immediatam­ente, e perché qualcuno (rimasto sconosciut­o) ha difeso il ragazzo serbo.

Soltanto il verbale della testimone può rendere il dramma della scena: «Sceso dal tram 9, il ragazzo di colore prendeva a calci un bidone della spazzatura, poi è andato verso l’aiuola dove ha provato a sfilare da terra un palo di legno, ma non riuscendo è passato dietro l’edicola, da dove è uscito impugnando un bastone e ha colpito più volte il bancomat. Poi, senza apparente motivo, ha colpito da dietro alla testa un ragazzo alla fermata. Lui è caduto per terra e l’altro ha continuato a colpirlo, per altre due volte, in maniera molto violenta, solo alla testa, impugnando il bastone con due mani. A quel punto una terza persona ha cercato vanamente di disarmarlo (è stato l’intervento che ha interrotto la sequenza della furia, ndr). Poi l’uomo di colore si è incamminat­o in via Ripamonti verso la periferia, colpendo con il bastone una macchina e uno scooter». Pochi secondi dopo, i carabinier­i lo fermano e si coordinano con il pm Isabella Samek Lodovici per l’arresto. In caserma, Franklin Njuakeh se ne sta fermo e muto, con lo sguardo perso: «Stato catatonico». Kabobo, dopo gli omicidi, ebbe la stessa reazione.

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L’agguato Tracce dell’aggression­e all’incrocio tra via Ripamonti e via Sabotino, tra la fermata e il tram 24

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