«Non mi faccio curare da un medico nero»
Dottore di Cantù «ricusato» da malata
«Lei è il medico? Allora me ne vado, non mi faccio visitare da un negro». È quanto si è sentito dire il dottor Andi Nganso, trent’anni, guardia medica a Cantù (provincia di Como). «Sono medico da due anni, capita che i pazienti siano sorpresi nel vedermi», racconta Nganso.
Nato in Camerun, si è laureato in Italia dove risiede dal 2006. Vive a Sesto San Giovanni, in servizio a Cantù da un anno, ha lavorato nei centri di accoglienza di Lampedusa e Bresso. «Di solito trovo persone aperte, accoglienti ma da qualche tempo il clima per noi immigrati è peggiorato, è innegabile. C’è malessere sociale ma andrebbe governato». Dopo gli insulti Nganso si è sfogato su Facebook dove ha ricevuto tanti messaggi di solidarietà.
In ambulatorio «Una bimba era stupita che fossi gentile, aveva il divieto di parlare con persone di colore»
«Lei è il medico? Allora me ne vado». Il camice bianco, per una signora del Canturino di mezza età, non è compatibile con la pelle nera. E poco importa che Andi Nganso, 30 anni, nato in Camerun e da 12 anni in Italia, abbia tutte le carte in regola per fare il dottore. «Non mi faccio visitare da un negro», ha sentenziato una paziente che si era presentata nell’ambulatorio della guardia medica di Cantù. «Ti ringrazio. Ho un quarto d’ora per bere un caffè», ha postato ironicamente su Facebook il medico. Che non è riuscito però a nascondere rabbia e amarezza. «Sono medico da due anni e capita di rendermi conto che i pazienti sono sorpresi e magari un po’ incerti davanti a un medico nero, ma una reazione tanto violenta non mi era mai capitata prima», dice Andi Nganso.
Partito dal Camerun per studiare Economia in Italia, Nganso ha sempre sognato di indossare un camice bianco. «Il mondo della finanza e del management mi è sempre piaciuto — racconta —. Ma il mio vero sogno era diventare medico. Sono venuto in Italia per studiare Economia, ma ho abbandonato gli studi prima della laurea e mi sono iscritto a medicina». Medico da due anni, il 30enne africano ha lavorato come sostituto dei medici di base in diversi ambulatori, ma anche al centro di accoglienza di Bresso e pure in quello di Lampedusa. Da un anno è in servizio alla guardia medica di Cantù. «In diversi casi mi sono trovato davanti persone che non sono riuscite a nascondere la sorpresa e magari anche il loro disappunto. Una volta un bimba mi ha fatto notare con stupore che ero gentile mentre i suoi genitori le dicevano di non parlare con gli uomini neri. In altri casi, con una scusa qualcuno ha lasciato l’ambulatorio. Non me la prendo. Questa volta però la reazione della paziente mi ha spiazzato. Non mi ha neppure detto quale fosse il suo problema di salute».
Andi Nganso vive a Sesto San Giovanni. «Negli anni, l’atteggiamento delle persone è un po’ cambiato, generalmente in meglio — afferma —. Sono aumentati notevolmente i laureati stranieri e gli immigrati che svolgono professioni altamente qualificate. Credo che per i più sia diventato normale. Ma i comportamenti cambiano molto in funzione al clima politico e questo lo avverto chiaramente. Da un po’ di tempo il clima è diventato davvero pesante — continua —. È innegabile. Credo che certi comportamenti siano magari sintomo di un malessere sociale, d’accordo, ma questo deve essere governato e non fomentato alimentando la discriminazione e accendendo gli animi».
Decine i messaggi di solidarietà che Andi ha ricevuto dopo il suo sfogo sui social. «Ho visto davvero tanta amicizia, ma questa non è una novità — dice il medico —. Non ho mai voluto generalizzare sulla società italiana e non lo faccio neppure questa volta. Di solito trovo persone aperte e accoglienti. Certo, c’è anche una parte minoritaria, ma spesso anche molto rumorosa, che ha un atteggiamento diverso. Non sono amareggiato davanti a una persona anziana stupita perché si trova davanti un dottore nero. Posso capire lo stupore, davvero. Ma se diventa razzismo o intolleranza allora questo è inaccettabile»
Dopo il clamore suscitato dal caso, nessun ripensamento da parte della paziente che non si è fatta visitare dal dottor Nganso. «Le scuse? Non l’ho più vista né sentita. Almeno per ora».