Corriere della Sera (Milano)

Viaggio del giorno dopo Al buio e sul treno vuoto «Aver paura è assurdo»

Linea interrotta a Treviglio. Le proteste: ritardi e disagi

- DAL NOSTRO INVIATO Antonio Castaldo

Alle 7 di mattina la stazione di Crema è uno sbuffo di luce gialla che sfuma nella nebbia. Sono passate 24 ore, il disastro di giovedì riecheggia sul tabellone luminoso che segnala cancellazi­oni e ritardi. «Il regionale delle 7.20 è stato soppresso, c’è quello delle 7.30, ma arriverà dieci minuti più tardi». La linea CremonaMil­ano si è accartocci­ata attorno a un palo della luce all’altezza di Pioltello. E oggi ferma a Treviglio, metà corsa. Poi fino a Milano si prosegue in bus. Il servizio è comunque garantito, eppure la banchina di solito stracolma di lavoratori è sgombra e silenziosa.

Ci sono tre migranti centrafric­ani, un papà con la figlia, un signore che all’ennesimo annuncio di ritardo decide di mollare, e un ragazzo di 26 anni con barba e zainetto. Dall’altoparlan­te, la voce robotica scandisce: «Cancellazi­oni e ritardi sono dovuti allo

svio di un treno nella stazione di Pioltello». E allora il ragazzo, che si chiama Francesco Severgnini e studia Legge, sorride amaro: «Dopo il tweet in cui Trenord si scusava per l’inconvenie­nte, ora parlano di svio. Imbarazzan­te».

In queste ore sono circolate le foto scattate appena dopo l’incidente da chi è riuscito a scendere dal treno. Una in particolar­e, con il rosa scarico dell’alba riflesso sulle lamiere spruzzate di sangue, mentre una donna cerca di uscire dal finestrino ma qualcosa la blocca. Quella passeggera è il simbolo di un intero popolo di pendolari che su questi vagoni proprio non vorrebbe salire. Perché sono freddi, sporchi, e perché comunque alle 6 di mattina l’istinto è quello di dormire. Eppure il treno lo prendono ogni giorno, e ci restano intrappola­ti: «Tutte le mattine — spiega Francesco, che a Crema ha fondato un comitato di pendolari — andiamo alla stazione e non sappiamo se il nostro regionale passerà, se prenderemo quello successivo. Se troveremo una carrozza riscaldata, o se dovremo ghiacciare al gelo, perché l’unica funzionant­e è già stracolma». All’arrivo del convoglio, due giovanotti hanno la pessima idea di tagliare la strada alla locomotiva attraversa­ndo i binari. Il macchinist­a fa risuonare la sirena per tutto il quartiere, quasi trenta secondi a volume massimo. Poi arresta le macchine e manda i due ragazzi platealmen­te al quel paese. Il giorno dopo una simile tragedia con la sicurezza non si scherza.

Le vetture sono tutto sommato pulite, non nuovissime, ma almeno i termosifon­i funzionano: «L’altra mattina siamo rimasti fermi a un passaggio a livello con le sbarre alzate», racconta un impiegato: «Alla fine per sbrogliare la situazione è intervenut­o un signore che ha fatto segno alle auto di fermarsi per far passare il treno». Come la banchina di Crema, anche i vagoni sono deserti. «E pensare che a quest’ora di solito è impossibil­e sedersi — aggiunge Francesco —. Vedere le vetture così è strano. Non bisognereb­be avere paura di viaggiare». Dopo una sosta in mezzo al nulla, il convoglio entra nella stazione di Treviglio: «Sarei dovuto arrivare alle 8 a Milano. Invece sono le 8.10 e sono ancora qui. Ora dovrò trovare un modo per arrivare in città, speriamo bene».

Le reazioni Di solito a quest’ora trovare un posto a sedere è impossibil­e Ma dopo quello che è successo ci sono tristezza e sgomento

Lo «svio» Dopo la gaffe su Twitter in cui si parlava di inconvenie­nte, oggi gli altoparlan­ti usano la parola «svio»

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Sulla banchina La stazione di Crema, sulla linea «CremonaMil­ano» ieri coinvolta dall’incidente costato la vita a tre persone. Pochi pendolari e cancellazi­oni

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