Viaggio del giorno dopo Al buio e sul treno vuoto «Aver paura è assurdo»
Linea interrotta a Treviglio. Le proteste: ritardi e disagi
Alle 7 di mattina la stazione di Crema è uno sbuffo di luce gialla che sfuma nella nebbia. Sono passate 24 ore, il disastro di giovedì riecheggia sul tabellone luminoso che segnala cancellazioni e ritardi. «Il regionale delle 7.20 è stato soppresso, c’è quello delle 7.30, ma arriverà dieci minuti più tardi». La linea CremonaMilano si è accartocciata attorno a un palo della luce all’altezza di Pioltello. E oggi ferma a Treviglio, metà corsa. Poi fino a Milano si prosegue in bus. Il servizio è comunque garantito, eppure la banchina di solito stracolma di lavoratori è sgombra e silenziosa.
Ci sono tre migranti centrafricani, un papà con la figlia, un signore che all’ennesimo annuncio di ritardo decide di mollare, e un ragazzo di 26 anni con barba e zainetto. Dall’altoparlante, la voce robotica scandisce: «Cancellazioni e ritardi sono dovuti allo
svio di un treno nella stazione di Pioltello». E allora il ragazzo, che si chiama Francesco Severgnini e studia Legge, sorride amaro: «Dopo il tweet in cui Trenord si scusava per l’inconveniente, ora parlano di svio. Imbarazzante».
In queste ore sono circolate le foto scattate appena dopo l’incidente da chi è riuscito a scendere dal treno. Una in particolare, con il rosa scarico dell’alba riflesso sulle lamiere spruzzate di sangue, mentre una donna cerca di uscire dal finestrino ma qualcosa la blocca. Quella passeggera è il simbolo di un intero popolo di pendolari che su questi vagoni proprio non vorrebbe salire. Perché sono freddi, sporchi, e perché comunque alle 6 di mattina l’istinto è quello di dormire. Eppure il treno lo prendono ogni giorno, e ci restano intrappolati: «Tutte le mattine — spiega Francesco, che a Crema ha fondato un comitato di pendolari — andiamo alla stazione e non sappiamo se il nostro regionale passerà, se prenderemo quello successivo. Se troveremo una carrozza riscaldata, o se dovremo ghiacciare al gelo, perché l’unica funzionante è già stracolma». All’arrivo del convoglio, due giovanotti hanno la pessima idea di tagliare la strada alla locomotiva attraversando i binari. Il macchinista fa risuonare la sirena per tutto il quartiere, quasi trenta secondi a volume massimo. Poi arresta le macchine e manda i due ragazzi platealmente al quel paese. Il giorno dopo una simile tragedia con la sicurezza non si scherza.
Le vetture sono tutto sommato pulite, non nuovissime, ma almeno i termosifoni funzionano: «L’altra mattina siamo rimasti fermi a un passaggio a livello con le sbarre alzate», racconta un impiegato: «Alla fine per sbrogliare la situazione è intervenuto un signore che ha fatto segno alle auto di fermarsi per far passare il treno». Come la banchina di Crema, anche i vagoni sono deserti. «E pensare che a quest’ora di solito è impossibile sedersi — aggiunge Francesco —. Vedere le vetture così è strano. Non bisognerebbe avere paura di viaggiare». Dopo una sosta in mezzo al nulla, il convoglio entra nella stazione di Treviglio: «Sarei dovuto arrivare alle 8 a Milano. Invece sono le 8.10 e sono ancora qui. Ora dovrò trovare un modo per arrivare in città, speriamo bene».
Le reazioni Di solito a quest’ora trovare un posto a sedere è impossibile Ma dopo quello che è successo ci sono tristezza e sgomento
Lo «svio» Dopo la gaffe su Twitter in cui si parlava di inconveniente, oggi gli altoparlanti usano la parola «svio»