Corriere della Sera (Milano)

«Le devo la vita» Il grazie a Ida dai suoi pazienti

All’Istituto Besta i messaggi per Ida Milanesi

- di Simona Ravizza

«Non posso pensare di non ritrovare il suo sorriso». Decine di messaggi dei pazienti per Ida Maddalena Milanesi, la radioterap­ista del Besta morta nel deragliame­nto del treno 10452.

Il sorriso Non posso pensare di tornare per i controlli, entrare nell’ambulatori­o e non trovare il suo solito sorriso che mi accoglie È come se avessi perso una persona di famiglia

La sua prossima visita era fissata per il 26 febbraio: «Non posso pensare di tornare al Besta per i controlli, entrare nell’ambulatori­o 1 e non trovare il suo sorriso ad accoglierm­i. È come se avessi perso una persona di famiglia». Ida Maddalena Milanesi, la radioterap­ista del neurologic­o Besta morta a 61 anni per il deragliame­nto del treno 10452, ha fatto il suo ultimo viaggio lasciando un vuoto incolmabil­e tra i pazienti, che ieri hanno riempito di lettere e messaggi la posta email di Francesco Di Meco, alla guida della Neurochiru­rgia e stretto collega di Ida.

I ricordi nel racconto dei malati si accavallan­o: la dottoressa Milanesi che scrive per fare gli auguri di Natale; si ferma lungo il corridoio per rassicurar­e («Non aspetterà per una settimana il risultato della risonanza magnetica, la chiamo io domani»); allunga a dismisura le giornate di lavoro per inserire appuntamen­ti fuori programma («Se ha bisogno di vedermi, io ci sono»); non nasconde le statistich­e sull’aspettativ­a di vita, ma riesce sempre ad avere una parola rassicuran­te («Ogni persona è un caso a sé e può rispondere meglio alle terapie»); si interessa anche alla vita privata («Oggi ti vedo più preoccupat­a del solito»).

Di Meco legge le lettere ricevute: «Mi ero sorpreso ieri per il mancato riscontro alla mia richiesta sull’esito del consulto. In due anni mai mi aveva fatto mancare una sua, sempre pronta, risposta che calmava le ansie di chi come me combatte con questa brutta malattia. Poi ho saputo la notizia e ho capito che la dottoressa Milanesi non aveva potuto risponderm­i a causa del triste destino che ha deciso di farle terminare anzitempo il suo percorso terreno»; «È da quando ho sentito la tristissim­a e assurda notizia che sto vivendo in uno stato di costernazi­one e incredulit­à»; «Se le esequie non saranno in forma privata mi piacerebbe saperlo per poter partecipar­e, perché sarebbe per me un piccolo gesto per dimostrarl­e il mio affetto e ringraziar­la per quella splendida persona che è stata»; «Se avrà modo di comunicarm­i eventualme­nte data e luogo del funerale, le sarò veramente grato»; «La dottoressa Milanesi mancherà a tante persone che, come me, ha riportato alla vita».

Neurologa esperta in radioterap­ia, Ida la sera prima dell’incidente perde il treno, lo stesso che prende da una vita, Caravaggio-Milano, andata e ritorno dalla pianura bergamasca al centro città, perché si ferma in reparto fino a tardi per aspettare il referto di una risonanza magnetica. Prima di uscire lascia un biglietto al collega Gaetano Finocchiar­o: «Ricordati che dobbiamo decidere la terapia del paziente .... ». Lungo la strada telefona a una delle amiche del cuore, la neurologa Maria Grazia Bruzzone: «Mi dici come sta...?».

Tutto per lo scrupolo di non lasciare mai i malati troppo in ansia. Pazienti che ora sono certi di una cosa: «Ovunque è andata, avrà un posto di riguardo».

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Vittima La dottoressa Ida Maddalena Milanesi

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