Locandiera Morante spaesata e maligna
La locanda di Goldoni è un B&B e la Bisbetica domata è un uomo Due riletture anticonvenzionali
Arrivano questa settimana a Milano due classici con due memorabili personaggi femminili, uno scespiriano e uno goldoniano, in versioni ritoccate, in attesa di altri jolly, la Crippa Riccardo II e Branciaroli Medea. «La Locandiera» (Visconti fu il primo a toglierne i vezzi) è totalmente riscritta «in versione maligna» dice Laura Morante, da Edoardo Erba e mantiene solo il titolo originale, spaziando nel thriller dark, gettando sospetti su una società in putrefazione, la nostra; «La bisbetica domata» è invece fedelissima all’autore ma si fa interpretare, non per la prima volta, Caterina da un uomo (del resto il gioco del travesti è la specialità di Shakespeare), il bravo ex Geppetto Tindaro Granata, acuendo gli artigli sociali dell’attualissimo match uomo-donna. Tanto che il regista Andrea Chiodi con filologica passione afferma: «Le parole finali di Caterina son terribili, l’ordine imposto insopportabile, per avere il posto in società parla come un uomo di potere: un’astuzia terribile e amara, il cui eco arriva fino ad oggi proprio ed anche perché pronunciate da un uomo». Un cast dunque tutto maschile: perfetto e implacabile Petruccio Angelo Di Genio con giovani dotati come Christian La Rosa, Ugo Fiore, Walter Rizzuto, Rocco Schira, nello spettacolo prodotto da Carmelo Rifici al Lac di Lugano. Una commedia tutta atrocemente da ridere, in cui Chiodi richiama nei gesti e suoni l’animalità della riserva di caccia e della partita di sesso con sport nella bella fedele riduzione di Angela Demattè che non fa sconti a quella società. «Vogliamo dar risalto alla parola, tanto che la scena è uno spazio scabro e pulito e la vera architettura è quella verbale, che crea le immagini: la scena s’annulla, come dalla tradizione elisabettiana e gli oggetti diventano volta per volta scale, carrozze, palazzi».
Invece Laura Morante che torna al teatro dopo cinque anni e non intende mai abbandonarlo è dunque diretta da Roberto Andò una locandiera noir dei nostri giorni: un testo di ieri che diventa d’oggi. «Ma il nostro è un testo autonomo, prescinde da Goldoni, pur con richiami in filigrana che non sfuggono. La nostra Mira sarà goffa, spaesata, forse inconsapevole di qualcosa che si sta tramando e con un pericoloso marito assente, magari ingenua, chissà; ma poi prenderà il controllo della situazione tornando un poco Mirandolina e non si sa bene che gioco faccia con quel marito assente che incombe». Chiaro che «Locandiera B&B» offre la segnaletica di un paese amorale, nella fattura di un thriller: «È lo specchio deformante del testo di Goldoni,
Laura Morante «La mia Mira sarà goffa e spaesata, tutto si svolge in un clima losco tra Hitchcock e Chabrol»
qui siamo tutti sinistri, i personaggi equivoci, le due attrici due escort da cene eleganti, Brizio un factotum, i nobili due affaristi; non siamo neppure a Firenze ma in un bed and breakfast di campagna, il che mi permette di creare un mio toscano misto, grammelot, in un clima losco di sospetto che pende da Hitchcock a Chabrol, per disorientare il pubblico che non capisce all’inizio con chi ha a che fare». Lo scopo? «Divertirsi, esercitarsi, scoprire affinità. Detesto i messaggi, per me lo spettacolo è un divertimento che, se ben fatto, tocca involontariamente anche altre corde. Il messaggio sta nelle inchieste, nei documentari».