Rivelazione Iron & Wine Il folksinger americano sale sul palco dell’Alcatraz
Sam Beam: «Canto il lato animale della natura umana, ogni concerto è una magia»
È un folk intimo, non privo di malinconia, quello al centro di «Beast Epic», l’ultimo disco di Sam Beam, in arte Iron & Wine, stasera dal vivo all’Alcatraz (via Valtellina 25, ore 21, €
20). «Il titolo rimanda a quelle storie che hanno per protagonisti animali che si comportano come persone», spiega il songwriter 43enne. «L’ho scelto perché le mie canzoni parlano della natura umana, del suo lato animale intrecciato con una mente sofisticata e complessa. E del fatto che nella vita non si smetta mai di imparare, perché sì, a volte possiamo essere molto forti, ma siamo anche estremamente fragili». Una delle tracce, «The Truest Stars We Know», presenta riferimenti religiosi che si trovano spesso nella sua poetica. «Non sono un credente, ma la religione è un elemento fondamentale della cultura occidentale», continua Beam. «È alla base di molti dei nostri comportamenti e sentimenti. In teoria dovrebbe spingere le persone a rispettarsi, l’attualità ci dimostra che non è sempre così».
Il disco è uscito per la Sub Pop, l’etichetta con cui Beam debuttò nel 2002. «L’ho registrato nello studio dei Wilco a Chicago», prosegue il cantautore. «Quando ho iniziato a suonare ero curioso di scoprire che cosa avrei potuto combinare con la musica ed è quella stessa curiosità che mi fa andare avanti oggi. Amo abbandonare di continuo la mia “comfort zone” e credo nelle collaborazioni: lavorare con altri artisti ti costringe a rimetterti in gioco ogni volta». Non è un caso che tra il 2015 e il 2016 abbia pubblicato un album di cover realizzato con Ben Bridwell dei Band of Horses e un altro con la songwriter Jesca Hoop. Ora è tempo di tour, quella milanese è l’unica data italiana. «Da ragazzo ho frequentato una scuola d’arte dove ho studiato pittura e cinema. In quei campi l’opera la presenti al pubblico una volta finita, mentre sul palco sei completamente esposto: le canzoni le hai già, ma ciò che conta è il momento. All’inizio questo mi spaventava, anche perché sono introverso. Poi, con gli anni, mi sono reso conto di quanto ogni concerto sia speciale: è come una magia».