Corriere della Sera (Milano)

Luoghi da scoprire

La collezione Mangini Bonomi tra le curiosità di MuseoCity Visite guidate gratuite nel weekend

- di Francesca Bonazzoli

Un luogo che non ti aspetti, nascosto con discrezion­e nel cuore della città, in una stradina che affianca la Pinacoteca Ambrosiana. All’esterno, sul muro dell’antica palazzina di quattro piani, c’è una piccola targa d’ottone che recita sempliceme­nte «Museo Mangini Bonomi», ma il suo interno è come il cilindro di un prestigiat­ore da cui escono mille curiosità: il testamento di Napoleone; una ciocca dei capelli di madame de Pompadour, rotoli di pergamena etiopi con formule magiche, sedie da dentista del 1600, una ghironda del 1700, zoccoli da suora del 1300, pantofole e abiti settecente­schi, una collezione di fiaschette di polvere da sparo, un’altra di piatti in ceramica con curiose insenature da appoggiare al collo perché nascevano come bacili da barba.

Detto così sembra un bizzarro bric-à-brac, ma ogni oggetto è invece ordinato in vetrine tematiche, catalogato, dotato di un numero che, se digitato nei touch screen a disposizio­ne dei visitatori, rivela la sua storia.

Questo scrigno di sorprese è uno degli oltre 70 musei che da venerdì a domenica parteciper­anno a MuseoCity, la festa dei musei cittadini. Il tema di questa seconda edizione è «Dal collezioni­smo privato al museo pubblico» e tutte le istituzion­i coinvolte metteranno in risalto oggetti pervenuti dalla grande tradizione del collezioni­smo milanese che si è sviluppata a partire da fine Settecento ed è ancora una caratteris­tica della città. «Solo dal 2000 ad oggi sono state più di dieci le donazioni», racconta Gemma Sena Chiesa, responsabi­le dell’itinerario che prende il nome di Museo Segreto. «In particolar­e, le case museo sono un vanto specifico della nostra città e la loro diffusione testimonia quel modo innovativo di fare cultura diffusa che oggi caratteriz­za Milano».

La casa museo Mangini Bonomi è una delle meno conosciute eppure ha una storia esemplare: fin dai primi acquisti, l’imprendito­re milanese Emilio Carlo Mangini, pensò a una collezione aperta al pubblico. Comprava nei mercati, nelle aste e nei negozi di antiquaria­to le più varie testimonia­nze di come vivevano gli uomini nel passato, dai giochi agli attrezzi da lavoro, dagli abiti alle armi. Il figlio Giuseppe lo affiancò con entusiasmo fino a quando morì a 43 anni. Rimasto senza eredi, Emilio Carlo pensò a lasciare la collezione ordinata in ogni dettaglio e dal 2003, l’anno della sua morte, nulla è stato cambiato come garanti- sce Maria Adele Manzani, collaborat­rice dell’imprendito­re fin dal 1968 e conoscitri­ce di ogni segreto della casa che dal 1985 è gestita attraverso una Fondazione. Quattro piani in cui perdersi fra 3.690 oggetti che ci raccontano storie tanto bizzarre quanto vere come l’esistenza delle «bourdaloue­s», tazze di porcellana dalla forma allungata che prendevano il nome dal predicator­e francese Louis Bourdaloue, noto nel XVII secolo per la prolissità dei suoi sermoni. Ebbene, quelle porcellane venivano in aiuto alle signore impossibil­itate a uscire di chiesa per andare alla toilette. Sante donne!

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 ??  ?? In centro Il cortile di via dell’Ambrosiana 20 che ospita su quattro piani il Museo Mangini Bonomi. A destra, alcune tazze «bourdalou es»: la forma allungata fa riferiment­o al nome del prolisso predicator­e francese del XVII secolo Louis Bordaloue . In...
In centro Il cortile di via dell’Ambrosiana 20 che ospita su quattro piani il Museo Mangini Bonomi. A destra, alcune tazze «bourdalou es»: la forma allungata fa riferiment­o al nome del prolisso predicator­e francese del XVII secolo Louis Bordaloue . In...
 ?? Torture ?? Modellino in avorio di strumento di tortura «Vergine di Norimberga»
Torture Modellino in avorio di strumento di tortura «Vergine di Norimberga»
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