Cocaina e trono da Scarface: cinque arresti
Operazione Scarface, 5 arresti e nuovi assetti criminali
Qui interessano i meriti degli investigatori, non i demeriti dei balordi. Ma l’operazione della polizia che di nuovo e duramente ha colpito a Bruzzano il clan Pittella, con cinque arresti per droga a cominciare dal capo Simone detto «Pittbull», pregiudicato 28enne, ha innescato ulteriori fratture negli assetti criminali del quartiere. Si dice che i parenti del «patriarca» Mimmo Pompeo, parenti ai quali i Pittella sono storicamente legati anche se di recente ognuno tendeva ad andare per la propria strada, abbiano preso molto male le catture della squadra investigativa del commissariato Comasina, diretto da Anna Laruccia. Solo dei dilettanti, raccontano quelle voci, tengono la cocaina in casa e per di più si fanno scoprire. Vero e non vero. Vediamo perché.
Gli sbirri di fatica e non da ufficio sanno quanto sia difficile operare nella roccaforte dei pregiudicati di Bruzzano, quell’insieme degradato nel «quadrilatero dei fiumi», ovvero le vie del Danubio, del Reno, del Tamigi e della Senna. Ci sono vedette, sistemi di controllo, mille «precauzioni». La presenza di un poliziotto, ancorché in borghese e di passaggio, viene subito notata e veicolata con il passaparola tra cortili e finestre. Le auto utilizzate dagli agenti sono fotografate con i cellulari così che rimangano impressi i modelli. Sono stati bravi, gli uomini dell’investigativa, a muoversi con circospezione, coltivare una fonte, trovare l’imbeccata e lavorarla.
Quell’imboccata ipotizzava la presenza di un deposito all’ingrosso di cocaina in un palazzo fuori dal «quadrilatero», nella vicina via Dora Baltea, al 5. I Pittella avevano affittato un appartamento di ottanta metri al primo piano, sulla destra rispetto all’ingresso. Dopo una lunga osservazione, venerdì i poliziotti hanno deciso per l’irruzione. Nell’alloggio c’erano 168 grammi di cocaina, 3.150 euro, cellulari, materiale per confezionare le dosi. I vicini di casa sapevano, o ipotizzavano, ma han taciuto per omertà. C’erano poi, va da sé, elementi d’arredo che confermano le manie di grandezza e i modelli del «Pittbul»: un trono nella stanza dove ricevere gli ospiti e alle pareti ritratti di «Scarface». Insieme a Pittella sono stati ammanettati i soci, impiegati come sentinelle, Antonio Caputo e Davide Barretta, 33 e 28 anni. Ai restanti due arrestati è meglio dedicare maggior spazio. Maria Emilia Carvelli, ventenne titolare d’un negozio, è figlia di Mario, boss della droga di Quarto Oggiaro, ed è la fidanzata dello stesso Simone, che nel 2017 aveva partecipato all’agguato contro il titolare di una lavanderia. L’ultimo criminale è sempre un Pittella. Daniel. Sì, il 22enne cugino fermato la scorsa settimana dopo esser stato trovato con grammi di cocaina. Aveva commesso il reato, è un recidivo e il giudice l’aveva lasciato andare. Forse adesso non tornerà. Ma torneranno i Pittella. La voglia di continuare a trafficare c’è, e dal natio paese di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, verranno nuovi soldati, nuova manovalanza. Per non perdere peso, soldi e potere. Ma prima bisognerà vedere se sarà loro consentito, quali ruoli avranno e se accetteranno eventuali imposizioni di altri.