«Ho voluto fortemente candidarmi a Milano È la vera capitale d’Italia»
Cerno (Pd): ospitare il summit monetario
Risponde da un letto d’ospedale. Tommaso Cerno, ex condirettore di
Repubblica e ora candidato per il Pd al Senato (a Milano e in Friuli), qualche anno fa è guarito da un tumore; da sabato è di nuovo ricoverato, ma questa volta, per fortuna, il cancro non c’entra: «Dovrebbero dimettermi a breve. Ho perso l’ultima settimana di campagna elettorale, però».
Vale la pena abbandonare il giornalismo per diventare senatore?
«Dal 1948 in avanti sono stati tantissimi i giornalisti che hanno scelto di fare politica, da Giovanni Spadolini a Michele Santoro. Solo io sono stato contestato così duramente. È evidente allora che il problema non sono io, ma Matteo Renzi».
È spuntata fuori anche un’antica candidatura in An a Udine, la città d’origine.
«Ero un indipendente, intanto. E fui cacciato fisicamente dalla loro sede al grido di “via questo culattone”. La verità è che stavo facendo una battaglia culturale per intitolare il teatro cittadino a Pasolini. Su questo la sinistra di allora non ci sentiva e gli unici che mi diedero retta furono quelli di An. Che mi insultarono, ma almeno su Pasolini mi aiutarono».
Perché candidarsi a Milano?
«È l’unica cosa che ho chiesto al Pd: “Candidatemi nella capitale d’Italia”. Questa città rappresenta il modello a cui deve tendere il resto del paese. Il sindaco Sala dice “non usate Milano come tram per andare a Roma”. È vero il contrario: da Roma bisogna prendere il tram per andare a vedere come funziona Milano, la vera capitale».
I temi di cui occuparsi una volta eletto in parlamento?
«Occuparsi di diritti civili vuol dire sostenere lo sviluppo economico, perché la crescita di un paese si lega alla piena capacità d’espressione e al benessere di chi ci vive. E questa è oggi la vera frontiera tra l’Occidente e il resto del mondo».
Matteo Renzi si deve fare da parte come molti gli chiedono?
«È stato eletto segretario per ben due volte, è il leader della sinistra che ha preso più voti nella storia. Rimetterlo in discussione è folle».
Un’idea per Milano?
«Subito dopo il voto, Francia, Germania e Italia dovranno scrivere il documento di riforma dell’eurozona e le relative politiche monetarie. Un passaggio storico: sarebbe bello se fosse Milano a ospitare il summit».