Bomba di mafia Quattro arresti
‘Ndrangheta, l’ordigno per riscuotere il pizzo
Sale a otto il bilancio degli arresti per l’ordigno di stampo ‘ndranghetista nell’attentato del 10 ottobre a Pioltello, sotto casa di un 46enne sudamericano. Ora sono stati arrestati i quattro esecutori.
Prima il mandante, poi i complici. Ora, a finire in manette, sono gli esecutori materiali dell’attentato dello scorso 10 ottobre a Pioltello, quando un ordigno rudimentale venne fatto esplodere sotto casa di un 46enne sudamericano, in via Dante. Tutti sono accomunati da un unico denominatore: quello della ‘ndrangheta che, se necessario, detta legge con le bombe. Ma stavolta a imporsi è stata la legalità, quella dei pm antimafia e dei carabinieri: i militari del nucleo investigativo di Monza e della compagnia di Cassano D’Adda, in questo caso, che dopo quattro mesi di indagini serrate hanno chiuso il cerchio sui presunti responsabili del gesto criminale, eseguendo altre quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere (un quinto è ancora ricercato), facendo a salire a otto il bilancio degli arresti. Come specificato dal colonnello Simone Pacioni, comandante dei carabinieri di Monza, quest’ultima tranche investigativa ha riguardato chi ha procurato l’esplosivo, collocandolo all’ingresso della palazzina in cui viveva il bersaglio, un operaio ecuadoriano che non avrebbe pagato i debiti contratti. I provvedimenti restrittivi riguardano Maurizio Schiraldi, 23 anni, Massimo Signorelli, 30, Alessio De Biasi, 22, e soprattutto il 30enne Filippo Manno. Quest’ultimo è fratello di Roberto Manno già arrestato a novembre, poiché considerato il mandante dell’attentato. Un cognome, quello dei Manno, che a Pioltello indica la famiglia egemone sul territorio, come hanno sancito le sentenze della magistratura del processo Infinito. Roberto e Filippo sono figli del 56enne Francesco Manno, e nipoti del 53enne Alessandro Manno, condannati a 9 e 15 anni per associazione mafiosa.