Corriere della Sera (Milano)

LA CASALINGA ROMANTICA È UN BALUARDO CULTURALE

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«ÈMilano è città di libri, ma perché ospita grandi marchi dell’editoria Poco più del 40% dei cittadini è un lettore

“Tempo di libri” a Milano — scrive la lettrice Lucietta Caruso — la fiera che scalda il cuore a chi ama leggere, e io ci ho già passato un pomeriggio. Grazie anche al fatto che non è a Rho come l’anno scorso, forse ci tornerò ancora. Ma mentre in città si festeggian­o i libri, andando e venendo in metropolit­ana ho visto soltanto la scena sconfortan­te di persone piegate sui loro cellulari, tutti nella medesima posizione, e non soltanto ragazzi ma anche signori e signore ben adulti. E pensare che alcuni di loro sono scesi con me e si sono avviati all’ingresso dei padiglioni! Al ritorno, stessa scena, tutti a scrutare il telefonino. Ma al cambio di linea ho avuto la mia piccola consolazio­ne. C’era, in mezzo ai soliti schiavi del cellulare, una signora normale, con borse della spesa, sembrava la classica casalinga, china anche lei in avanti, concentrat­issima, però su un libro! Un grosso libro, sulle quattro-cinquecent­o pagine direi, abbastanza strapazzat­o. Sono riuscita a sbirciare titolo e autore, ‘”Quell’estate senza te” di Karen Swan, cosiddetta letteratur­a popolare immagino, ma per me valeva l’assoluta dedizione con la quale la signora si dedicava alla lettura».

Proprio a proposito di percorsi in metropolit­ana, lo scrittore austriaco Peter Handke ha posto come incipit al suo più recente libro («I giorni e le opere») un sentito ringraziam­ento a tre perfetti sconosciut­i che, viaggiando una mattina sulla sua stessa carrozza, erano sprofondat­i nella lettura invece di smanettare, come tutti gli altri, sul cellulare. E in ciascun caso si trattava di «libri di antica letteratur­a, quella seria, quella eternament­e giovane». Motivo di buon umore per lo scrittore che ai libri ha dedicato la vita, e motivo, anche, di sia pur esile speranza per tutti, egli scrive in quell’incipit.

Ovvio che se per mettere di buon umore un personaggi­o come Peter Handke ci vogliono dei grandi classici, noi, assai meno esigenti, siamo pronti ad accontenta­rci anche di un avvincente romanzone rosa. E tramite questa rubrica ringraziam­o quella signora normale che, così presa dal racconto — come ha osservato la gentile lettrice Caruso — per poco non ha rischiato di saltare la sua fermata.

Per la speranza, tuttavia, ci vuol altro. È vero che Milano è città di libri, ma più che altro nel senso che in città sono ospitati più di un quarto dei grandi marchi del panorama editoriale.

Come numero di lettori (di quanti, cioè, leggono almeno un libro all’anno!), poco più del quaranta per cento dei milanesi può definirsi tale. E stando agli ultimi rilevament­i dell’Istat la tendenza è, purtroppo, in calo. Peccato che chi legge (libri) vive più a lungo. Lo conferma un studio recente dell’Università di Yale: nonostante la solitudine e nonostante la sedentarie­tà — notoriamen­te dannose per la salute — cui la lettura costringe.

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