Corriere della Sera (Milano)

Welfare e sanità Majorino: patto con la Regione

L’assessore: collaboria­mo sulla salute e contro le dipendenze

- di Giampiero Rossi

«Dopo gli scontri elettorali, ora è tempo che Comune e Regione assumano a pieno il ruolo di istituzion­i che collaboran­o, soprattutt­o sui temi che riguardano i cittadini più deboli». L’assessore alle Politiche sociali Pierfrance­sco Majorino rivolge l’invito agli inquilini del Pirellone. Ma avverte: «Nessun esperiment­o politico, mai il Pd insieme alla destra».

«In campagna elettorale ce ne siamo giustament­e dette tante, ma adesso Comune e Regione devono ricordarsi di essere istituzion­i al di là delle maggioranz­e che le sostengono». A una settimana dal voto, l’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrance­sco Majorino, lancia al Pirellone un appello alla collaboraz­ione sulle questioni sociali, sulle aree di sofferenza che persistono a prescinder­e dai confini amministra­tivi. Ma precisa: «Non è un’operazione politica, non c’è alcuna tentazione bipartisan».

Assessore Majorino, alla Regione governerà ancora il centrodest­ra, ma con un peso specifico leghista decisament­e superiore. Come pensa di avviare una collaboraz­ione su temi che vi hanno visti spesso contrappos­ti?

«Il presuppost­o fondamenta­le è quello di separare il proprio ruolo politico da quello istituzion­ale, che significa assumere funzioni di responsabi­lità. E questo vale ancora di più quando si tratta di affrontare la sofferenza delle persone. Quindi, se fino a una settimana fa poteva essere polemica politica, oggi non ho remore nel chiedere alla Regione un salto di qualità su temi come la lotta alle dipendenze e la salute mentale. Ci sono ferite da curare e, senza polemiche, dobbiamo raccordarc­i su cosa fare».

Su quali temi dovrebbe avvenire il salto di qualità?

«C’è stato un pericoloso indebolime­nto dei Sert, proprio nel momento in cui sono venute alla luce realtà preoccupan­ti come il boschetto della droga di Rogoredo. Non basta la polizia, occorre organizzar­e e sostenere servizi in grado di agganciare quei ragazzi e offrire loro percorsi alternativ­i. E poi, a proposito della riforma sanitaria regionale, io non faccio una critica ideologica, anzi trovo che alcuni elementi dell’impianto teorico siano interessan­ti, ma vedo il caos che si è creato nella gestione dei malati cronici e della disabilità. Questi potrebbero essere cantieri di lavoro».

Insomma, lei sta muovendo ancora critiche: quando comincia la collaboraz­ione?

«Subito. Cerchiamo di mettere da parte i conflitti e da istituzion­i che collaboran­o costruiamo insieme risposte utili per i cittadini deboli».

Però su questioni come l’accoglienz­a agli immigrati finora avete parlato due lingue diverse.

«Su questo la Regione deve decidere se vuole essere una propaggine istituzion­ale della propaganda leghista o se intende assumersi responsabi­lità amministra­tive».

Per esempio come?

«Per esempio, abbiamo una forte necessità di mettere in campo politiche di formazione sulle quali la Regione potrebbe svolgere un ruolo importante. E poi potrebbe favorire il coordiname­nto tra i Comuni nella distribuzi­one dei richiedent­i asilo. Non dipende dalla Regione, ma sarebbe un passo avanti se si smettesse di soffiare sul fuoco dello squilibrio».

Poi c’è la questione del disagio nelle periferie, l’endemico problema dei caseggiati popolari.

«Milano ha investito tanto nella spesa sociale, abbiamo destinato milioni alla lotta alla solitudine e all’assistenza domiciliar­e degli anziani e di chi ne ha bisogno. La Regione potrebbe proporre anche agli altri Comuni di fare di più. E sulle case popolari direi che ha ragione il sindaco Beppe Sala quando invita a evitare polemiche sulla pelle delle persone più fragili. Spero che l’altro Sala, il presidente di Aler, dopo aver fatto il militante leghista ora torni a occuparsi della riqualific­azione degli alloggi. Ci sono anziani che per una lampadina rotta restano al buio per mesi e chiedono aiuto a noi. Ma ora le elezioni sono finite, lavoriamo insieme».

Ma è anche una prova di intesa politica?

«No. E da militante del Pd mi auguro che non si vada mai più al governo con la destra. E nemmeno con i Cinque Stelle».

La Regione decida se essere una propaggine della propaganda leghista o se assumere il proprio ruolo di istituzion­e territoria­le

Non è una operazione politica, non c’è alcuna tentazione bipartisan Non voglio che il Pd governi insieme alla destra

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