Presto sapremo se siamo risorti
Dopo la «manita» di Genova, sabato, contro il Verona, noi interisti vorremmo conferme senza riserve: siamo risorti oppure no?
Mi aspetto da un momento all’altro che il vescovo di Milano dica a tutti gli interisti che la Quaresima per noi è finita in anticipo. Abbiamo dato, anche troppo. Prima il mercoledì delle ceneri di Coppa Italia che ha resuscitato i cugini, poi a seguire un lungo digiuno, fioretti, sacrifici. Tutto potrebbe aver già trovato una degna conclusione con la manita in salsa blucerchiata. Contro l’Hellas Verona, sabato prossimo, vorremmo conferme senza mezze misure. Siamo risorti o no? Ci siamo liberati dal peso greve di paure e incertezze? Non c’è sabato santo al mondo che il cerchio della luna non sia tondo. Ecco, il momento è propizio per chiudere il corso zoppicante che ci ha messo in apprensione. Una volta di più, San Siro risponderà sessanta mila volte, «Alleluja». Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere se Gesù sia risorto, non possono che essere dei nostri, nerazzurri fino al midollo. Ci specchiamo perfettamente nel loro stupore, nella voglia di crederci quando la pietra inizia a rotolare perché è lì che il gioco ricomincia. A quel punto conta solo esserci, uniti, vivi e pieni di energia dalla testa ai piedi. Tutto passa da lì, dal destro al sinistro, di piatto o di collo. Spalletti li lavi ai suoi discepoli, noi pregheremo che non tradiscano da qui a fine campionato.