Corriere della Sera (Milano)

Piccolo mondo antico

Apre al pubblico la fondazione intitolata al critico Lodovico Luzzatto Nella casa degli anni Venti, foto, dipinti e oggetti di gusto borghese

- Chiara Vanzetto

Sostiene Orhan Pamuk, premio Nobel turco per la letteratur­a, che l’uomo d’oggi abbia minor bisogno di musei pubblici e monumental­i. Meglio piccole raccolte, intime e private, perché la storia quotidiana degli individui è più emozionant­e della storia delle grandi culture: il bello è nel dettaglio. All’autore del «Museo dell’innocenza» piacerebbe­ro allora gli ambienti della Fondazione Luzzatto, nata a Milano nel 1996 e intitolata alla memoria di Guido Lodovico Luzzatto (1903-1990), intellettu­ale ebreo antifascis­ta e socialista, critico d’arte all’avanguardi­a, studioso di politica e religione. Da quest’anno la Fondazione ha deciso di aprire al pubblico in modo più continuati­vo e frequente i propri spazi, che sono gli stessi della casa di famiglia del critico milanese: un piccolo mondo antico, remoto e fermo nel tempo, che conserva intatta l’atmosfera un po’ fanée di una dimora borghese anni Venti. Esperienza straniante: tanto più che per entrare in Fondazione si passa dall’atrio di un condominio moderno che ha incorporat­o l’originario villino liberty, andando dagli anni ’50 a ritroso nel passato. Un’immersione tra buffet e controbuff­et, pianoforte a coda, vetrinette colme di suppellett­ili, foto d’epoca, libri, lampadari di cristallo, vecchi dipinti alle pareti, oggetti personali, innumerevo­li e sottili tracce di vita. Duplice l’occasione per aprire le porte di questo luogo segreto. Da un lato la sede ospita fino al 6 maggio, in collaboraz­ione con la galleria d’arte Raffaella Cortese, dipinti e installazi­oni dell’artista francese contempora­nea Mathilde Rosier: i suoi interventi si sposano bene con il senso di perdita delle coordinate spazio-temporali che il visitatore prova varcando la soglia, come proiettato in una realtà altra. D’altro canto la Fondazione prenderà parte, il 5 e 6 maggio, alla manifestaz­ione internazio­nale «Open House», un weekend in cui si può accedere gratuitame­nte ad edifici di pregio raramente visitabili.

Ma chi è Guido Lodovico Luzzatto? Un uomo di cultura a 360 gradi, per indole e per educazione, ma soprattutt­o un critico d’arte: laureato con Paolo D’Ancona con una tesi su Giotto, gli viene impedito l’accesso alla carriera accademica dalle persecuzio­ni razziali che lo costringon­o a vivere altrove, tra Svizzera, Germania e Francia. Il suo peregrinar­e contribuis­ce a formarne la personalit­à cosmopolit­a, viva, sensibile alle istanze sociali e libertarie, attenta al nuovo e rispettosa dell’antico. Guido entra in contatto a Parigi con i fuoriuscit­i italiani e con l’Ecole de Paris, divulga in Italia l’arte contempora­nea tedesca, promuove pittori e scultori di cultura ebraica, pubblica con il giovanissi­mo Ugo Guanda la prima monografia italiana dedicata a Vincent Van Gogh, scrive saggi e articoli per innumerevo­li giornali e riviste. Forte di un impegno etico assorbito dal dna familiare e di una passione per la bellezza come strumento di riscatto e libertà, Luzzatto non si è mai piegato. Una figura esemplare.

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Atmosfera fané e installazi­oni contempora­nee Due scorci di casa Luzzatto in via Canova con le opere dell’artista francese Mathilde Rosier
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