Corriere della Sera (Milano)

Un Van Dick sacro dal Museo nazionale di Capodimont­e

- Rosella Redaelli

Ènell’istante in cui il cielo si oscura e un lampo squarcia le nubi che il pittore fiammingo Anton Van Dick ritrae il suo Cristo in croce. I muscoli contratti nell’agonia, il volto reclinato. La tela , dipinta tra il 1621 e il 1625 durante il soggiorno italiano dell’artista, è in mostra da oggi al 20 maggio nella Cappella di corte di Villa Reale a Monza (viale Brianza, martedì a domenica 10-19, ingresso 5/4 euro) grazie al prestito del Museo Nazionale di Capodimont­e con cui il Consorzio della Reggia di Monza ha stretto un accordo che prevede anche in futuro una reciproca collaboraz­ione per la valorizzaz­ione delle due regge. L’opera trova spazio all’interno della cappella di corte progettata da Giuseppe Piermarini che conserva dipinti attribuiti a pittori lombardi del Sei e Settecento come Legnanino, Filippo Abbiati e Giovanni Maria Arduino. In questo contesto è inserito il Cristo in Croce del pittore fiammingo che era stato spinto proprio dal maestro Rubens a studiare le raffiguraz­ioni religiose dei maestri italiani. Da Napoli sono giunte a Monza anche un’acquaforte con un autoritrat­to dello stesso autore, tre incisioni e altrettant­i bozzetti di Dürer, Perin del Vaga, Belisario Corenzio e Marco Pino. «Il raffronto tra le opere —commenta il direttore del consorzio Piero Addis — permette di cogliere meglio il contesto e il modo di raffigurar­e alcuni dei momenti più drammatici della narrazione evangelica».

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Prestito Un particolar­e della Crocefissi­one di Van Dick

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