Palazzo esploso, il mistero del gas
Nove feriti tra i 27 sfollati, uno in condizioni gravissime. L’edificio completato nel 2009: verifiche agli impianti Rescaldina, lo scoppio nella casa di una famiglia sotto sfratto. «Non c’era odore di metano»
Nove feriti, di cui uno gravissimo. È il bilancio dell’esplosione che ieri ha causato il crollo di una palazzina a Rescaldina, comune a Nord di Milano. Il crollo alle 7.37: «Ho sentito un boato, poi i muri si sono sbriciolati. Pensavo di morire», racconta uno dei testimoni. Sono in corso le indagini per capire cosa abbia causato l’esplosione: nella zona nessuno ha avvertito odore di gas.
«Stabile di moderna costruzione», dicono gli annunci online che propongono in affitto gli appartamenti nella palazzina di via Brianza 34, a Rescaldina. Tre piani, giardinetti, box, facciate ancora nuove: i lavori terminati nel 2009. Questo elemento, la relativa «modernità» del fabbricato, avrà di certo un peso nell’inchiesta sull’esplosione che all’alba di ieri mattina ha sventrato tre appartamenti di quello stabile. Perché i carabinieri di Legnano e i vigili del fuoco faranno a breve approfondimenti sulle certificazioni, sulle verifiche periodiche e sulle manutenzioni degli impianti e (per quanto possibile) delle caldaie, ma in uno stabile di «moderna costruzione» un incidente di quelle proporzioni, pur se non si può escludere, resta piuttosto improbabile: la «fuga di gas» è al momento l’unica spiegazione che circola in ambienti investigativi, ma sulla quale in serata c’erano ancora alcuni dubbi, o comunque importanti punti da chiarire.
Punti da chiarire
Gli interrogativi ruotano per prima cosa intorno a un aspetto, centrale: l’esplosione che provoca il crollo di muri, pilastri e balconi di tre appartamenti (su 12), con nove feriti (tra cui uno gravissimo) è fissata alle 7.37 di ieri. In meno di un quarto d’ora, sul posto, convergono già una decina di mezzi di soccorso, tra vigili del fuoco, ambulanze e auto Tutte le notizie di cronaca e gli aggiornamenti in tempo reale anche sul sito del «Corriere» milano. corriere.it mediche del 118. E nessuno, nelle prime fasi dell’intervento, avverte odore di gas (il particolare è stato verificato attraverso molte e univoche testimonianze raccolte dal Corriere). E non sentiranno odore di gas neppure le decine di soccorritori che si alterneranno tra le macerie nel corso della mattinata e del pomeriggio.
Lo stesso particolare è stato confermato da alcuni degli altri abitanti (27, tutti evacuati) che vivevano nella palazzina e non hanno avuto danni dallo scoppio. In situazioni critiche di quel tipo, raccontano vigili del fuoco esperti, quando l’origine dell’esplosione è il gas se ne sentono tracce nell’aria.
Effetto domino
Sembra al momento accertato che l’esplosione è partita da un appartamento a piano terra, dove vivevano il sergente maggiore dell’esercito Saverio Sidella, 45 anni (il ferito più grave, ricoverato al Niguarda con ustioni su quasi tutto il corpo, in pericolo di vita), la moglie Maria Segreto, 41 anni (anche lei in condizioni gravi), e i due figli della coppia (ancora ricoverati). Da quel punto, la deflagrazione ha di fatto scosso l’intero caseggiato, spazzando via tutta la parte inferiore, e così i due appartamenti al primo e secondo piano sono quasi completamente crollati.
Una fuga di gas che determina un’esplosione di quelle proporzioni può essere accidentale o provocata dalla volontà di qualche inquilino, come è accaduto di recente a Sesto San Giovanni (gennaio 2018) e a Milano, in via Brioschi (giugno 2016) e in via Lomellina (più indietro nel tempo, settembre 2006). Tentativi di suicidio o omicidio finiti in strage. Secondo alcune testimonianze, ancora da verificare, la famiglia del piano terra era sotto sfratto, ma al mo-
mento non ci sono elementi che facciano pensare al «gesto volontario».
Anche su questo gli investigatori, su delega della procura di Busto Arsizio, faranno accertamenti nei prossimi giorni, ma ieri in serata l’ipotesi veniva definita «abbastanza improbabile». Saranno dunque fondamentali le ispezioni che i vigili del fuoco faranno durante la rimozione delle macerie.
Il salvataggio Nell’appartamento al primo piano dormiva Davide Pederzini, 32 anni: i vigili del fuoco hanno sentito le sue richieste d’aiuto appena arrivati vicino alla palazzina, sono riusciti a stabilire un contatto, che hanno mantenuto per circa un paio d’ore. L’uomo è stato tirato fuori dalle macerie per ultimo, con una gamba fratturata. L’appartamento al piano più alto, proprio nell’ala crollata, al momento dello scoppio era vuoto.
Le ambulanze hanno infine soccorso gli ultimi quattro feriti, meno gravi: la famiglia Avarino, padre madre e due bambini (3 e 7 anni). Qualche pesante contusione, alcune ferite, ma nessuno è in condizioni gravi.