Corriere della Sera (Milano)

Il killer del ponte e il duello armato con l’ex amico

Il 17 gennaio l’omicidio del commercian­te Tallarico Ieri è stato fermato un ex socio: «Indizi consistent­i»

- di Andrea Galli

Era l’unico indagato. E da ieri Brunetto Muratori, un intenso passato in Ordine Nuovo, è l’unico fermato dai carabinier­i con l’accusa di aver ammazzato l’ex «socio» di lotte (non solo politiche) Sandro Tallarico. Il delitto era avvenuto sul famoso ponte di San Giorgio a Mantova la mattina del 17 gennaio. Ecco come gli investigat­ori hanno incastrato il killer.

MANTOVA Non facciamoci distrarre dal paesaggio. Neppure a due mesi e mezzo di distanza. Il Palazzo Ducale, il Castello e il Duomo devono restare sullo sfondo perché il commercian­te 57enne Sandro Tallarico è stato ammazzato qui, sul ponte di San Giorgio, l’asse stradale e ciclopedon­ale che divide il lago Inferiore da quello di Mezzo e collega la periferia al regale centro storico. Ieri mattina, con un impianto considerat­o solido e a prova dell’interrogat­orio di garanzia di martedì, i carabinier­i hanno fermato quell’ex orologiaio 62enne Brunetto Muratori, già indagato proprio per il delitto.

Nei trasferime­nti tra casa, caserma e prigione, non ha fiatato. Non ci sarebbero complici. Muratori e Tallarico: un tempo amici di vita e di «politica», impegnati in Ordine Nuovo, il movimento della destra extraparla­mentare; poi colleghi; infine nemici. Uno (Tallarico) era divenuto l’ossessione dell’altro (Muratori). Entrambi, nel cuore di una Mantova che spesso somiglia più a un paesotto che a una città, s’incrociava­no e non stavano mai zitti, sparlavano in giro e s’insultavan­o con i reciproci conoscenti. Ed entrambi, quella mattina del 17 gennaio, alle 9.30, erano armati. Tallarico d’un coltello a serramanic­o e Muratori di una pistola automatica. Quasi fossero pronti all’ineluttabi­le duello. Uomini senza paura. Quella lama era rimasta vicina al cadavere mentre la pistola, che aveva esploso tre colpi, non è stata trovata. Difficile sia stata buttata in acqua. Muratori è tipo svelto, analitico, lucido; non uno che si fa fregare facilmente.

La mattina della morte, Tallarico era a piedi. Dopo un’esistenza complicata, profession­almente e non, aveva preso a lavorare dal minore dei due fratelli, che gestisce un’antica cappelleri­a (Borsalino, Stetson e abiti Canali) in piazza Guglielmo Marconi. Tallarico abitava fuori città a Roverbella, a 12 chilometri. Per risparmiar­e sull’onerosa sosta in centro, lasciava la macchina al parcheggio Campo Canoa, poco prima del ponte di San Giorgio. Percorreva il tratto ciclo-pedonale, in mezzo a una siepe e un terrapieno di fiorellini viola. L’orario era sempre il solito. Le telecamere, quindici minuti prima e dopo le 9.30 del 17 gennaio, avevano inquadrato l’accesso al ponte di Tallarico e l’accesso più l’uscita di Muratori. Insieme ad altri trenta pedoni, identifica­ti e subito esclusi.

Il punto dell’assassinio è verso la fine del ponte. Un fiore avvolto nel cellophane e legato con un nastro verde alla ringhiera, era stato posizionat­o per ricordo. È appassito e irriconosc­ibile. C’è una panchina, l’unica del ponte. Forse quella dove Muratori, che era in bici e con il cane, attendeva Tallarico. In questo tratto, a differenza di altri in discesa e salita, la strada è in linea con la pista ciclo-pedonale. Il traffico è continuo. Possibile non ci sia stato nessun testimone diretto ma unicamente testimoni parziali? La sequenza è durata lunghi secondi. Ci sarebbe stata una colluttazi­one con forse la conseguenz­a di residui del Dna di Muratori su Tallarico (e forse su panchina e ringhiera), anche se al riguardo, come su tutto quanto, l’eccessivo riserbo imposto dalla Procura non aiuta a chiarire. Da quand’era stato indagato, l’attività di «ascolto» con le intercetta­zioni di Muratori, negli anni ripudiato dalla maggioranz­a dei famigliari (qualcuno potrebbe aver raccontato «particolar­i» utili agli investigat­ori), s’era fatta intensa. Al delitto, il comandante provincial­e dei carabinier­i, il colonnello Fabio Federici, ha dedicato un’apposita squadra. Interament­e votata alla missione. E ha avuto ragione.

Dopo il ponte, Tallarico percorreva la via omonima, piazza Sordello, via Broletto e raggiungev­a la cappelleri­a. Dice il fratello: «Non si confidava. Sapevo sì che Muratori lo cercava per provocarlo ma quello ce l’ha con il mondo... Mantova è più sicura, c’è un killer in meno... Sandro è stato un generoso, ha salvato sconosciut­i che stavano affogando. Ha commesso errori? Nessuno è un santo». Quegli «errori» ci riportano al passato. La politica. Le battaglie in piazza. Muratori rinfacciav­a a Tallarico lo spegniment­o dell’ardore giovanile. Si sentiva tradito. Tradito come quando, socio in affari, fu accusato d’aver rubato un’ingente quantità di pellame e arrestato. Forse Muratori conservò dei segreti nella speranza che altri ex camerati complici nelle razzie, Tallarico per primo e salvo magari grazie a influenti aderenze, l’aiutassero. Forse erano sue fissazioni. È abituato a guardar indietro anziché avanti, Brunetto, è convinto d’essere ancora un «duro e puro» di Ordine Nuovo. Di lui si ricordano l’arsenale domestico e le giornate a insultare gli africani incontrati sempre qui, sul ponte della morte.

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Il tratto del ponte di San Giorgio, con sullo sfondo il centro storico di Mantova, dove è stato ucciso Sandro Tallarico. I carabinier­i hanno fermato Brunetto Muratori, suo ex compagno di militanza politica in Ordine Nuovo. La vittima era...
Il luogo Il tratto del ponte di San Giorgio, con sullo sfondo il centro storico di Mantova, dove è stato ucciso Sandro Tallarico. I carabinier­i hanno fermato Brunetto Muratori, suo ex compagno di militanza politica in Ordine Nuovo. La vittima era...

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