Corriere della Sera (Milano)

Il boato, le urla: «Crolla tutto»

Gli sfollati: un miracolo essere usciti vivi dalle macerie «Mio figlio è sepolto lì da ore», l’ansia di una madre

- Di F. Sanfilippo

I vetri in frantumi. Addosso e sul letto. «Mi sono svegliata così e, all’inizio, non avevo neppure la forza di urlare, non capivo cosa fosse successo: avevo solo la sensazione di avere appena sentito uno scoppio. Ho pensato solo che sarei morta di lì a poco, quando a un tratto mi sono trovata davanti i vigili del fuoco». La signora Dina, che abitava nella bella palazzina a tre piani, racconta tutto d’un fiato il suo inferno. «Quegli uomini mi sono sembrati degli eroi entrati chissà come. Mi hanno liberato dai vetri e sistemato su un divano. Poi ricordo che mi hanno messo accanto un bambino spaventato. Ma è durato pochi attimi, perché quel bimbo, coinvolto nell’esplosione, lo hanno portato via subito».

Ieri mattina, a Rescaldina, l’inferno è scoppiato alle 7.37. Tutti i 27 abitanti di quella elegante palazzina che, in pochi secondi, si è trasformat­a da un lato in un ammasso di macerie e dall’altro in un insieme di muri pericolant­i, sono stati svegliati da un’esplosione che ha sventrato porte, tetto, finestre, trasforman­do il sabato di Pasqua in un incubo vero. Il bilancio dell’esplosione dell’edificio di via Brianza 34, zona residenzia­le di Rescaldina, parla di nove feriti e di tre famiglie coinvolte. Ma i feriti seri sono cinque, una famiglia composta da marito, moglie e due bimbi di dieci e sette anni, che stanno lottando per le ustioni riportate. E un uomo di 31 anni, che ha riportato la frattura del perone destro. Ma che, per rivedere la luce, ha dovuto rimanere sotto le macerie per oltre due ore e mezza. È proprio sua madre, piccola, magra e spaventati­ssima, quella donna che si aggira lontano dalla casa, pregando e raccontand­o la sua angoscia. «Mio figlio Davide è lì sotto — dice —: ma forse ce la fa, l’ho sentito parlare, rispondere ai vigili del fuoco e ai medici che sono riusciti ad attaccargl­i una flebo al braccio nonostante sia sepolto sotto il muro della sua abitazione. Io e mio marito stiamo bene — aggiunge — ma mio figlio deve uscire da lì».

Davide ce la farà, due ore e mezza dopo è sull’ambulanza. Per lui solo una frattura al perone destro. I residenti si fanno coraggio, si scambiano abbracci per strada. La morte li ha sfiorati. L’amministra­zione comunale non li ha lasciati soli: ha allestito un punto di raccolta all’oratorio di via Vittorio Veneto e il sindaco, Michele Cattaneo, è sempre presente e disponibil­e, nonostante l’assalto dei giornalist­i. «Io non so neanche come ho fatto a uscire — racconta ai vicini di casa e ai reporter Graziella, una signora sui cinquant’anni —: so solo che sono stata svegliata da un boato terrifican­te e che sono scesa fino al pian terreno, non dalla parte distrutta ma dall’altra, dove c’erano muri pericolant­i ma dove ho pensato che saremmo riusciti ancora a passare. In un secondo mi sono trovata a terra. Qualcuno mi ha anche messo in mano il mio gatto, che mi seguiva… ma, davvero, non ricordo più nulla».

Alessandro racconta ancora con la voce piena di paura ciò che ha visto: «Ero a casa e quando ho sentito quel boato mi sono affacciato alla finestra: prima ho visto persone che scappavano e poi, poco più tardi, bambini che uscivano da quei muri sbriciolat­i. Bambini con gambe e braccia sanguinant­i, che piangevano a dirotto, condotti per mano dai vigili del fuoco. Chi potrà mai dimenticar­e quanto è successo?». Il civico 34 di via Brianza, per ordine del procurator­e di Busto Arsizio Gian Luigi Fontana, sarà sottoposto a sorveglian­za 24 ore su 24 per evitare episodi di sciacallag­gio. L’esplosione non ha causato danni solo all’edificio di via Brianza. «Io abito a più di trecento metri di distanza — dice un’anziana —, ma dopo il boato alcuni vetri delle mie finestre sono andati in frantumi. Vogliamo capire cosa sia successo».

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Paura I residenti hanno raccontato di aver udito un boato potentissi­mo

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