Corriere della Sera (Milano)

Caschi, funi e computer La squadra Politecnic­o tra le guglie del Duomo

Cinquanta specialist­i del Politecnic­o curano marmi e vetrate «Tecnologie e sistemi innovativi per prevedere gli interventi»

- di Federica Cavadini

Sono allertati anche quando ci sono i concertoni sulla piazza con i «bassi» che fanno vibrare le vetrate. E dopo le giornate ventose misurano le sollecitaz­ioni sui marmi. Controllan­o l’effetto dei treni della metropolit­ana come il passaggio dei visitatori sui pavimenti.

O le variazioni di colore delle pietre per l’inquinamen­to. E stanno completand­o un modello digitale con i dati dell’intero edificio da utilizzare come una cartella clinica per diagnosi e cure. Sono i superspeci­alisti che aggiustano il Duomo: cinquanta uomini e donne scelti del Politecnic­o chiamati a proteggere la cattedrale. Seguono e affiancano i tecnici della Veneranda Fabbrica e sono impegnati fra cantieri e ricerca, all’interno della basilica come nei laboratori dell’università.

Nella cabina di regia c’è l’architetto e ingegnere Stefano Della Torre che presenta la sua squadra come «un back office di altissima qualità». «Abbiamo almeno dieci gruppi di lavoro con docenti e ricercator­i di più dipartimen­ti — spiega —. Chi è impegnato sulle vetrate, chi sui calcoli per i ponteggi, chi sul microclima. È un lavoro imponente perché come sappiamo il Duomo è un cantiere perenne dove manutenzio­ne e restauri sono iniziati prima ancora che fosse completato».

Racconta dei lavori in corso e mostra il ponteggio montato all’interno del tiburio per un restauro: «In questo caso assistiamo il cantiere. La Fabbrica ha uno staff interno con un centinaio di tecnici, fra ingegneri, geometri, scultori e operai specializz­ati». «Il gruppo del Politecnic­o entra in campo nei casi più complessi», spiega il professore. Ed è stato chiamato anche per sperimenta­re nuove tecnologie nel monitoragg­io dello stato di salute del Duomo. «Eseguiamo un check up semestrale per verificare ogni minima variazione: misuriamo le accelerazi­oni che la fabbrica subisce per il vento, per la metropolit­ana, per i concerti e dopo i sismi. Per queste rilevazion­i, indispensa­bili per la sicurezza struttural­e — aggiunge —, abbiamo posizionat­o sensori all’interno e all’esterno, sulle catene tese tra i piloni come sulle guglie».

Controlli continui e prevenzion­e, così il Politecnic­o si prende cura del Duomo. «Come nella medicina predittiva, puntiamo a individuar­e segni premonitor­i in modo da poter anticipare gli interventi», dice Della Torre sottolinea­ndo come la collaboraz­ione con l’università sia iniziata almeno dagli anni 70 e dal 2015 l’ateneo ha firmato un accordo con la Fabbrica e ha creato una task force dedicata.

«Così dagli interventi spot siamo passati alla conservape­rché zione programmat­a, ogni attività è coordinata e pianificat­a», spiega. I monitoragg­i sono eseguiti con tecnologie innovative e con metodi tradiziona­li. «Per gli studi sul microclima abbiamo utilizzato un sistema mobile di rilevament­o con un pallone aerostatic­o. E presto saremo in grado di dare indicazion­i anche sull’orario in cui aprire porte e finestroni per il ricambio d’aria. Che è il sistema “sostenibil­e” di raffreddam­ento della cattedrale — precisa il professore —. Funziona da 600 anni e non prevediamo di utilizzare impianti, anche il pavimento del Duomo non si tocca».

Una missione per ogni gruppo di lavoro. Se gli ingegneri chimici verificano quanto si anneriscon­o pietre e sculture, gli specialist­i del dipartimen­to di Meccanica registrano le vibrazioni sulle vetrate: «Abbiamo monitorato alcuni concerti, si riconosce persino il crescendo della Carmen di Bizet. Anche se a preoccupar­ci di più sono gli “ultrabassi” dei concerti in piazza della musica pop».

Poi l’operazione del Duomo digitale. «Sarà la prima cattedrale ad avere un modello tridimensi­onale. Basterà cliccare su ogni singolo elemento per avere accesso ai dati disponibil­i, da sezioni, profili e materiali fino allo storico di tutti gli interventi eseguiti, di manutenzio­ne e restauro», spiega il professore. E racconta del progetto, coordinato dalla professore­ssa Cristiana Achille, con una prima parte già completata, il modello della guglia maggiore, avviato nel 2009 e concluso in tempo per permettere anche di realizzare la copia della scultura della Madonnina esposta all’Expo e poi spostata nella cattedrale.

«Abbiamo il modello tridimensi­onale concio per concio che può essere utilizzato per le attività nella fase di cantiere, a partire dalla pulitura», spiega l’architetto-ingegnere. E adesso il rilievo continua su ogni parte dell’edificio: «Sarà ultimato entro la fine del triennio. Faremo del Duomo la cattedrale più moderna del mondo».

Informazio­ni raccolte Dal microclima fino agli effetti delle vibrazioni di concerti e metrò e all’«anneriment­o»

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In cantiere Tutti gli interventi su marmi e sculture della cattedrale sono registrati in un archivio informatic­o
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(foto Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e Alessandro Gandolfi) Tra le guglie Scienziati del restauro. Nella squadra speciale del Politecnic­o cinquanta specialist­i, dagli ingegneri meccanici ai chimici. Affiancano anche lo staff della Fabbrica guidato dall’ingegnere Francesco Canali
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La Madonnina Le operazioni di monitoragg­io, prevenzion­e e restauro in vetta alla cattedrale

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