Caschi, funi e computer La squadra Politecnico tra le guglie del Duomo
Cinquanta specialisti del Politecnico curano marmi e vetrate «Tecnologie e sistemi innovativi per prevedere gli interventi»
Sono allertati anche quando ci sono i concertoni sulla piazza con i «bassi» che fanno vibrare le vetrate. E dopo le giornate ventose misurano le sollecitazioni sui marmi. Controllano l’effetto dei treni della metropolitana come il passaggio dei visitatori sui pavimenti.
O le variazioni di colore delle pietre per l’inquinamento. E stanno completando un modello digitale con i dati dell’intero edificio da utilizzare come una cartella clinica per diagnosi e cure. Sono i superspecialisti che aggiustano il Duomo: cinquanta uomini e donne scelti del Politecnico chiamati a proteggere la cattedrale. Seguono e affiancano i tecnici della Veneranda Fabbrica e sono impegnati fra cantieri e ricerca, all’interno della basilica come nei laboratori dell’università.
Nella cabina di regia c’è l’architetto e ingegnere Stefano Della Torre che presenta la sua squadra come «un back office di altissima qualità». «Abbiamo almeno dieci gruppi di lavoro con docenti e ricercatori di più dipartimenti — spiega —. Chi è impegnato sulle vetrate, chi sui calcoli per i ponteggi, chi sul microclima. È un lavoro imponente perché come sappiamo il Duomo è un cantiere perenne dove manutenzione e restauri sono iniziati prima ancora che fosse completato».
Racconta dei lavori in corso e mostra il ponteggio montato all’interno del tiburio per un restauro: «In questo caso assistiamo il cantiere. La Fabbrica ha uno staff interno con un centinaio di tecnici, fra ingegneri, geometri, scultori e operai specializzati». «Il gruppo del Politecnico entra in campo nei casi più complessi», spiega il professore. Ed è stato chiamato anche per sperimentare nuove tecnologie nel monitoraggio dello stato di salute del Duomo. «Eseguiamo un check up semestrale per verificare ogni minima variazione: misuriamo le accelerazioni che la fabbrica subisce per il vento, per la metropolitana, per i concerti e dopo i sismi. Per queste rilevazioni, indispensabili per la sicurezza strutturale — aggiunge —, abbiamo posizionato sensori all’interno e all’esterno, sulle catene tese tra i piloni come sulle guglie».
Controlli continui e prevenzione, così il Politecnico si prende cura del Duomo. «Come nella medicina predittiva, puntiamo a individuare segni premonitori in modo da poter anticipare gli interventi», dice Della Torre sottolineando come la collaborazione con l’università sia iniziata almeno dagli anni 70 e dal 2015 l’ateneo ha firmato un accordo con la Fabbrica e ha creato una task force dedicata.
«Così dagli interventi spot siamo passati alla conservaperché zione programmata, ogni attività è coordinata e pianificata», spiega. I monitoraggi sono eseguiti con tecnologie innovative e con metodi tradizionali. «Per gli studi sul microclima abbiamo utilizzato un sistema mobile di rilevamento con un pallone aerostatico. E presto saremo in grado di dare indicazioni anche sull’orario in cui aprire porte e finestroni per il ricambio d’aria. Che è il sistema “sostenibile” di raffreddamento della cattedrale — precisa il professore —. Funziona da 600 anni e non prevediamo di utilizzare impianti, anche il pavimento del Duomo non si tocca».
Una missione per ogni gruppo di lavoro. Se gli ingegneri chimici verificano quanto si anneriscono pietre e sculture, gli specialisti del dipartimento di Meccanica registrano le vibrazioni sulle vetrate: «Abbiamo monitorato alcuni concerti, si riconosce persino il crescendo della Carmen di Bizet. Anche se a preoccuparci di più sono gli “ultrabassi” dei concerti in piazza della musica pop».
Poi l’operazione del Duomo digitale. «Sarà la prima cattedrale ad avere un modello tridimensionale. Basterà cliccare su ogni singolo elemento per avere accesso ai dati disponibili, da sezioni, profili e materiali fino allo storico di tutti gli interventi eseguiti, di manutenzione e restauro», spiega il professore. E racconta del progetto, coordinato dalla professoressa Cristiana Achille, con una prima parte già completata, il modello della guglia maggiore, avviato nel 2009 e concluso in tempo per permettere anche di realizzare la copia della scultura della Madonnina esposta all’Expo e poi spostata nella cattedrale.
«Abbiamo il modello tridimensionale concio per concio che può essere utilizzato per le attività nella fase di cantiere, a partire dalla pulitura», spiega l’architetto-ingegnere. E adesso il rilievo continua su ogni parte dell’edificio: «Sarà ultimato entro la fine del triennio. Faremo del Duomo la cattedrale più moderna del mondo».
Informazioni raccolte Dal microclima fino agli effetti delle vibrazioni di concerti e metrò e all’«annerimento»