Corriere della Sera (Milano)

Italtel, i colloqui della discordia

I dipendenti: domande personali e atteggiame­nti intimidato­ri per costringer­ci ad andare via L’azienda: lavoratori rispettati

- di Giovanna Maria Fagnani

«Lei è separata? Il suo ex marito abita ancora con lei? Sa che può essere licenziata?». All’Italtel di Settimo Milanese i lavoratori protestano per i colloqui «anomali» dell’ufficio del personale.

«Lei è coniugata? Divorziata? Separata? Il suo ex marito abita con lei?». «La sua casa è di proprietà? Ha un mutuo? Quanto le resta da pagare?». «Lo sa che se rifiutasse questa proposta sarà licenziata?». Sono alcune delle domande che nei giorni scorsi, diversi dipendenti dell’Italtel di Settimo Milanese si sono sentiti rivolgere dai dirigenti dell’ufficio del personale. Dal dicembre scorso la storica azienda delle telecomuni­cazioni è passata sotto il controllo di Exprivia e da tempo è in fase di «ristruttur­azione».

Nel luglio 2017 è entrato in vigore un accordo sindacale che ha aperto una finestra di uscite volontarie incentivat­e ed è in questa operazione che ricadono — secondo la denuncia di sindacati e lavoratori — i colloqui «anomali» di queste settimane. Secondo Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, infatti, Exprivia vorrebbe convincere «con le buone o con le cattive» alcuni lavoratori ad andarsene. Così, dopo aver raccolto confidenze, proteste e anche lacrime, i delegati sindacali hanno convocato un’assemblea con l’intervento dei dirigenti territoria­li dei metalmecca­nici. «Sembrava di essere sotto processo — racconta al Corriere un’impiegata che chiede l’anonimato — però loro erano in due e io da sola e senza avvocato. Quando sono uscita ero così arrabbiata che non ho dormito per una settimana. Più che domande erano minacce di licenziame­nto». E ricorda ciò che si è sentita dire: «Lei è consapevol­e che l’azienda è in crisi? È consapevol­e che lei è in contratto di solidariet­à e che quindi è un esubero?». Poi le domande personali, ma ad alcune ha rifiutato di rispondere, sentendosi replicare seccamente: «Lo metto agli atti». Soltanto alla fine le sarebbe stato mostrato il prospetto con le cifre per l’uscita bonaria. «È ovvio che volevano spaventarc­i e ci sono riusciti — dice —. So di colleghi chiamati anche 3-4 volte. A chi non era sposato hanno chiesto l’età dei genitori e in alcuni casi fatto accenno alla legge 104. Alcune colleghe sono uscite dal colloquio piangendo».

Un’altra lavoratric­e aggiunge: «Mi ha chiesto le generalità di mio marito, l’età di nostra figlia, se la casa era di nostra proprietà. Ho chiesto la ragione di queste domande e lui si è stizzito e mi ha detto che “la sfortuna ci vede benissimo” e che sono “al posto sbagliato nel momento sbagliato”, che tra sei mesi potrei essere a forte rischio».

Compatta la protesta dei sindacati. «Italtel ha esaurito gli ammortizza­tori sociali e ora ricorre alle maniere forti — osserva Roberta Turi, segretaria della Fiom Cgil di Milano — ma questo comportame­nto ai colloqui è inaccettab­ile e viola lo Statuto dei lavoratori. Ho visto gente molto turbata. Soprattutt­o le donne». Ma l’azienda replica: «Gli incontri, come da tradizione, si sono svolti nel pieno rispetto della privacy e della dignità della persona senza alcuna discrimina­zione di genere. Le informazio­ni emerse durante i colloqui sono già nella disponibil­ità dell’azienda e sono utili per comprender­e meglio quali lavoratori possano essere disposti a usufruire, sempre su base volontaria, degli incentivi all’uscita».

L’impiegata

Sembrava di essere sotto processo. Poi ero tanto arrabbiata che non ho dormito per giorni

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