Non solo Duomo e Cenacolo Consigli turistici alternativi con la guida «Milano for dummies»
«Milano for dummies», appena uscita per Hoepli, getta uno sguardo giovane e ironico sulla città Il Bergognone all’Incoronata e i musei di impresa, i circoli Arci e il Toti: una guida oltre i cliché
Èla solita vecchia storia. Noi milanesi, che ci siamo nati e cresciuti, la vediamo in un modo (e forse dovremmo aggiungere che, a volte, pur frequentandola così assiduamente, proprio non la vediamo). Poi ci sono i cittadini d’elezione. Dallo sguardo più attento e disincantato, e con la spinta di una curiosità che sembra non assopirsi mai. Risultato: arrivano a conoscere Milano meglio di noi. «Milano for dummies» (Hoepli) di Mauro Morellini, appena arrivata in libreria, è l’ultima guida al capoluogo scritta da un non milanese. L’autore, romano di nascita, un lungo periodo a Bologna oggi con le radici sotto la Madonnina, ha un profilo di tutto rispetto: è editore di guide di viaggio e giornalista di turismo. Morellini dichiara: «Amo Milano pazzamente», poi con onestà aggiunge: «Il solo amore e le passeggiate non sarebbero state sufficienti. Dietro alle pagine di questo libro c’è un approfondito lavoro di ricerca e archivio».
Il taglio è poco classico, lo stile scivola di frequente nell’ironia. «Per tenere alta la curiosità su un soggetto di cui si è scritto tanto», dice. I must della città (Sant’Ambrogio, Cenacolo, Castello e via via nei secoli fino ad arrivare al nuovo skyline e alle roccaforti della moda), ovvio, sono presenti. Trattati, però, in modo rapido e con l’aggiunta di tante piccole curiosità (un esempio: la statua dei primi Ottocento sul portale centrale del Duomo, copia esatta di quella americana della Libertà, realizzata però un secolo dopo). Altre sorprese: nel capitolo dedicato a chiese e musei, Morellini indica gioielli nascosti (San Pietro in Gessate, Santa Maria dell’Incoronata, con l’affresco del Bergognone, con la rara iconografia di Cristo nel Torchio, e la moderna croce di Mimmo Paladino), e cita i poco conosciuti musei d’impresa (la Collezione Branca, e appena fuori porta, ma raggiungibile in metropolitana, la Galleria Campari). E ancora inserisce i luoghi tenuti aperti dai volontari Tci, l’arte in periferia, la scena culturale alternativa (street art e i centri sociali sdoganati come Macao e Biko), le architetture curiose (gli igloo della Maggiolina e la casa a tre cilindri di Angelo Mangiarotti a San Siro). Descrizioni sempre stringate («da prendere come spunti, si approfondisce sul luogo»), tante immagini, consigli originali (il vintage tour a bordo di una 500 d’epoca e i balli fra le turbine e il sottomarino Toti al museo Scienza e Tecnica).
Il food? Non poteva mancare. «Ho risolto con il giochino dei sette», ironizza, «per ogni categoria, sette indirizzi». Un goloso slalom fra ristoranti top e locali per una sosta veloce, pasticcerie e gelaterie artigianali, luoghi simbolo della cucina milanese, giro d’Italia e del mondo. «Due cambi di gestione ci hanno colto al momento di andare in stampa, abbiamo recuperato al volo», svela l’autore. «Milano, del resto, è un organismo vivente in continua trasformazione. È l’unica città italiana capace di cambiare pelle così facilmente, l’unica in grado di interpretare tendenze e novità secondo la sua personalissima versione».